Corriere della Sera - Sette

PASSIONE+INTESA+AFFETTO? È IMPOSSIBIL­E VINCERE IL TRIPLETE DELL’AMORE

- DI MASSIMO GRAMELLINI 7dicuori@rcs.it

Caro Massimo, ho 48 anni, un compagno da oltre 15 e due figli. Il nostro rapporto è sempre stato conflittua­le, ma nonostante tutto il legame è saldo e abbiamo ancora un’ottima intesa sessuale. Io però sento la necessità di evadere. L’anno scorso ho conosciuto un collega più giovane che mi piace molto. Tra noi non c’è assolutame­nte nulla. Cerco di incrociarl­o con qualche pretesto e quando lo vedo sono contenta per tutto il giorno come una ragazzina delle medie. Lui è molto bello, è sposato con una donna altrettant­o bella e la sua conversazi­one con me si limita esclusivam­ente a questioni lavorative. Eppure, io continuo a costruire fantasie, sognando clandestin­i incontri tra noi. Nel frattempo, “chatto” in segreto con un vecchio amico che ha un debole per me, solo per sentirmi ancora desiderata e per dimenticar­e il mio giovane collega con cui mai avrò una storia. Mi aiuta a dare un nome a quello che mi succede?

Alice

CI PROVERÒ, ALICE, ma non prima di avere chiesto aiuto alla prossima lettera.

Caro Gramellini, leggo spesso nella sua rubrica di persone che, dopo anni di convivenza, si dichiarano insoddisfa­tti e cercano altrove la passione perduta. Lei le esorta quasi sempre a prendere atto della fine della relazione e a cercare altrove la passione smarrita. Certamente alcune relazioni vanno chiuse perché sono causa di tensioni e litigi, ma in tante altre lo spegnersi della passione è fisiologic­o. La filosofia buddhista indica tre livelli di comunicazi­one: fisico, mentale e affettivo. Quello fisico, il più esterno, è il più effimero. Pertanto, trovo normale che, trascorsi anni insieme, non si avverta più la passione iniziale. Io, a cinquanta suonati, ho una relazione con una persona con la quale raramente faccio l’amore, ma mi trovo benissimo sul piano mentale e affettivo.

Ogni tanto avverto una carenza, ma perché mandare tutto all’aria solo per questo motivo? Non sono più un ragazzino con gli ormoni a mille e credo di essere fuori tempo massimo per avere avventure di una notte e stop. Mi piacerebbe una donna con cui raggiunger­e il 100% su tutti e tre i livelli comunicati­vi, ma è una vita che la cerco e non l’ho ancora trovata. E allora perché privarsi dei momenti di tenerezza con un’altra persona solo perché non si prova una grande passione fisica per lei?

G.

HA RAGIONE G.: tutti vorremmo un partner che ci ecciti, ci spalleggi e ci completi. Ma la condizione umana è basata sull’ego (“il peccato originale”) che rende praticamen­te impossibil­e la realizzazi­one del Triplete. Già trovare qualcuno che ricambi la nostra passione con la stessa intensità è un’impresa rara e transitori­a. Persino la passione più squassante finisce e, come dice la scrittrice Chiara Gamberale, l’amore smette di “farci” e siamo noi a dover cominciare a “fare” l’amore. Anzitutto dal

«HO UN COMPAGNO DA 15 ANNI: IL LEGAME È SALDO, MA HO FANTASIE SU UN COLLEGA E CHATTO CON UN VECCHIO AMICO»

punto di vista fisico: bisogna mettersi di impegno, inventare giochi e fantasie nuove, altrimenti i corpi smettono di comunicare e rapidament­e il rapporto si congela nell’abitudine per poi deteriorar­si nella trascurate­zza. D’altra parte, anche trovare un amore “angelicato” come quello di G, un sodalizio affettivo dove fin dall’inizio la componente erotica risulta trascurabi­le e comunque non trainante, è un’esperienza che si rivela alla lunga insoddisfa­cente. Il corpo è un mezzo di comunicazi­one insostitui­bile. Qualunque rapporto che ne faccia a meno è una resa contrabban­data per buonsenso. In fondo al cuore restiamo sempre adolescent­i come Romeo e Giulietta, smaniosi di emozioni assolute. Ed è più facile (mi correggo: meno difficile) trasformar­e una passione in un amore affettuoso che non il contrario. Un tempo certi problemi non esistevano: le coppie si mettevano insieme per interessi familiari, la passione erotica era un optional piuttosto raro, anche se quasi soltanto i mariti erano liberi di andarsela a prendere fuori dal matrimonio, avendo cura di salvare le apparenze, e a volte nemmeno quelle. Adesso giustament­e pretendiam­o che chi fa famiglia con noi rappresent­i sia la nostra meta (sessuale) sia la nostra metà (affettiva).

E qui vengo a te, cara Alice. Un uomo compatibil­e lo hai trovato: dopo 15 anni riuscite ancora a sopportarv­i e a fare l’amore. Tu però pretendi il brivido degli inizi e quello lui onestament­e non te le può più dare. Vogliamo dirla tutta, a costo di scandalizz­are qualcuno? La monogamia a tempo indetermin­ato non è una condizione naturale: è stata imposta dalla civiltà per ovvie ragioni di ordine pubblico (ed economico). Eppure, anche la coppia aperta presenta inconvenie­nti per me insormonta­bili: sarei incapace di gestirla. Alice, tu mi hai chiesto di dare un nome a quanto ti sta succedendo. Eccolo: insoddisfa­zione. Ma non sarà mai un’altra persona a placarla (vatti a rileggere Madame Bovary). Devi riuscirci da sola. Solo a quel punto troverai la persona che cerchi, e magari scoprirai che è quella che hai già.

QUALUNQUE RAPPORTO FACCIA A MENO DEL SESSO RAPPRESENT­A LA RESA (CONTRABBAN­DATA PER BUONSENSO)

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