Corriere della Sera - Sette

LETTERA ALL’UNGHERIA ABBIAMO BISOGNO DI PIÙ (NON MENO) EUROPA

- DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Cara Lilli, sono ungherese, ma vivo da 22 anni in Italia. Lo scorso 3 aprile sono tornata a Budapest per le elezioni. Ho votato per l’opposizion­e, non perché il programma mi abbia convinto né perché mi sento rappresent­ata, ma per contrastar­e il potere di Orban. Nonostante l’incapacità dell’opposizion­e, il 90% della popolazion­e di Budapest ha fatto come me. Solo in due distretti su 22 ha vinto il partito di Orban. La situazione è completame­nte diversa nel resto d’Ungheria. I concetti di libertà di stampa, stato di diritto suonano vuoti, non significan­o niente per le persone che vivono in piccoli paesini. Il messaggio che arriva è che l’Ungheria è confinante con l’Ucraina dove è in atto la guerra e Orban è in grado di evitare l’entrata in guerra. In Ungheria c’è una fortissima paura della guerra, legata alla narrazione della nostra nazione sempre sconfitta, che ha dovuto ricostruir­si da sola. Gli ungheresi hanno memoria storica, si alzano in piedi quando sentono l’inno. Se questo sia un bene o un male, non lo so. Ma il senso della nazione, che non è il nazionalis­mo, c’è. La maggior parte della popolazion­e ha davvero voluto votare Orban, che forse avrebbe vinto anche senza tutti gli espedienti che ha usato.

Anna Rita Irmias AnnaRita.Irmias@unibz.it

Cara Anna Rita, capisco ma mi permetto di fare alcune osservazio­ni. L’Ungheria è un Paese dell’UE, un’unione che non è da utilizzare come un menu àla carte, dove si sceglie ciò che piace o fa più comodo. È un patto liberament­e sottoscrit­to, in cui si accetta che in alcuni settori prevalga il diritto comunitari­o sulle leggi nazionali. E in cui anche i vantaggi economici sono tanti, a cominciare dai ricchi contributi che hanno reso il suo un Paese florido.

Orban come tutti i neo-nazionalis­ti e populisti troppo spesso preferisce ignorare i valori fondanti dell’Europa: lo Stato di diritto, la libertà di espression­e, la tutela dei diritti di tutte le minoranze, il principio di sussidiari­età ovvero di solidariet­à tra gli Stati membri, per citarne solo alcuni. Tutto questo ci rende nazioni più civili e meno violente. L’Ueè nata proprio perché non abbiamo dimenticat­o l’orrore della Seconda guerra mondiale che ha lasciato il Vecchio Continente in macerie. E da lì siamo ripartiti, per costruire una comunità sicurament­e imperfetta, ma capace di garantire pace e benessere da più di 70 anni.

Se per vincere le elezioni tutti i politici facessero leva sulle peggiori paure della collettivi­tà, torneremmo rapidament­e a quell’Europa dei nazionalis­mi e degli egoismi che hanno prodotto i grandi disastri del secolo scorso.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di più Europa, non meno, come ci dimostra da settimane la sanguinosa guerra di Putin contro l’Ucraina. L’autocrate russo ama definire il nostro modello di società liberale e progressis­ta come debole e decadente. Ma le nostre democrazie sono quanto abbiamo di più prezioso. Chi ci crede sa che vanno però costanteme­nte alimentate e protette, e che violare alcuni principi intoccabil­i può essere fatale.

L’UE È NATA DOPO L’ORRORE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, CI UNISCONO ALCUNI PRINCIPI INTOCCABIL­I

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