Corriere della Sera - Sette

IL PARTIGIANO DEL CLUB TENCO E L’INQUILINO DEVOTO DI CASA SUA PAOLO CONTE L’AVRÀ SALUTATO?

- DI ANTONIO D’ORRICO adorrico@rcs.it

AMILCARE RAMBALDI VENDEVA nel mondo i fiori di Sanremo, fece due guerre, fu partigiano e socialista. Inventò il Festival di Sanremo , ma quando il Festival perse l’innocenza inventò il Club Tenco. Celebrò tra i primi Paolo Conte che scrisse per lui Roba di Amilcare, una delle sue canzoni più struggenti (e se non piangete ascoltando­la, di che cosa piangerete mai?). Questo è il prequel della mail seguente (inviata il 14 aprile ultimo scorso).

«MI CHIAMO CRISTIAN CASCIONE, 46 anni, anestesist­a/rianimator­e a Sanremo, estrema Liguria pregallica. Avrei voluto scriverle numerose volte negli anni, come quella notte in cui venni chiamato alle tre a rianimare un anziano degente in una corsia mal illuminata al neon e, rientrando nel mio bugigattol­o di guardia, trovai una copia della Cosa buffa del nostro amato Berto (ah, il trascurato book-crossing ospedalier­o, quante gioie da 2000 lire). Decine di volte mi sono trovato in situazioni che avrebbero potuto essere il pretesto per scriverle, ma poi mi sono accontenta­to del pensiero».

CONTINUA CASCIONE: «Chiedo a lei, sommo intervista­tore di Paolo Conte (le conservo tutte), una piccola-grande intercessi­one. Tra una manciata di giorni (il 23) verrà a Sanremo, per un rimandatis­simo, quasi insperato concerto all’Ariston. Potrebbe fargli sapere che il biglietto per il concerto è il mio regalo di Natale 2019? Che l’attesa è stata lunga, ma nemmeno un minuto ho pensato di cedere al volgare rimborso? Che vivo senza meriti nella casa di Amilcare Rambaldi? Che sulla terrazza, al “settimo cielo”, risuonano ancora chiacchier­e di cantautori e amici di Amilcare, echi di crittograf­ie? È una casa di cui ho imparato la magia con il passare del tempo. Come la volta che riconobbi alla parete il disegno della copertina del secondo LP contiano (Avanti bionda, La ricostruzi­one del Mocambo, Luna di marmellata)».

FINALE MAI: «Vorrei che sapesse che ancora quelle pareti ascoltano note che conoscono a memoria (Conte, Jannacci, Fossati, De Gregori). Che nella mia mente di sognatore immagino di accoglierl­o per un bicchiere di Barbera. Che se potrò disturbarl­o all’uscita dell’Ariston gli chiederò non una foto, ma un caro vecchio autografo su quattro LP, uno per ciascuno dei miei ragazzini (Pietro, Pablo, Carlos e Riccardo). Se non riuscirò, vorrei che sapesse che l’amore per la sua musica proseguirà, con dei ragazzini che fischietta­no di macachi e urlano dentro kazoo di plastica gialli. Può inoltrare queste mie parole al signor Paolo Conte (tralascio avvocato o maestro, perché finiremmo a qualche titolo di divinità azteca). Devoto della parrocchia di sant’Antonio da Cosenza, la abbraccio».

IL 23 APRILE È PASSATO. Ho riferito al Maestro. Non so se si sono poi visti con l’attuale (e degnissimo) inquilino di casa Rambaldi.

IL SOGNO DI OFFRIRE UN BICCHIERE DI BARBERA AL MAESTRO SULLA TERRAZZA SANREMESE DEL FU AMILCARE RAMBALDI

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