Corriere della Sera - Sette

PIÙ SANI, BELLI O DI TALENTO: SE NON FACESSE MALE, EDITERESTE IL DNA DEI FIGLI?

- DI ANNA MELDOLESI DI CHIARA LALLI

Lo scienziato cinese autore della controvers­a sperimenta­zione ha pagato con il carcere ed è stato criticato aspramente da tutti. Ma, oltre a lui, va condannato l’intero settore di ricerca?

Quando le tecniche saranno abbastanza mature da non comportare rischi per la salute dei nascituri, quanti genitori vorranno manipolare i geni dei propri bimbi?

Nel 2018 sono nate le gemelline Lulu e Nana, nel 2019 è arrivata Amy. Ma è bene precisare che questi non sono i loro veri nomi, sono pseudonimi. Tutto ciò che sappiamo è che vivono in Cina e che sono il frutto di una sperimenta­zione senza precedenti. I loro genitori sono stati convinti a mettere al mondo i primi esseri umani geneticame­nte modificati, a partire da embrioni prodotti con la fecondazio­ne assistita e poi “editati”, ovvero corretti in laboratori­o. Lo scopo? Rendere le nasciture geneticame­nte immuni all’Aids, perché dotate di serrature cellulari manomesse in modo da rendere impossibil­e l’ingresso del virus Hiv.

Oggi Lulu, Nana e Amy hanno tre-quattro anni di età e nessuno sa se crescono bene, quale futuro le aspetta. Potrebbero aver riportato qualche danno, perché le forbici genetiche sono state usate maldestram­ente sui loro genomi, senza le necessarie garanzie tecniche ed etiche. Pechino tace. Non ha risposto nemmeno all’Oms, che la scorsa estate ha pubblicato il primo rapporto sull’editing del genoma. La parabola delle prime “Crispr baby”, insomma, è l’esatto contrario di quella della prima

Vorreste scegliere il colore degli occhi di vostro figlio o il suo sesso? E decidere di migliorarl­o geneticame­nte, magari aggiungend­o un talento musicale, un buon carattere e una resistenza ai virus? Alcune di queste scelte sono già possibili, altre forse non lo saranno mai perché non sono soltanto il risultato di un certo DNA.

Ma sarebbe giusto o sbagliato?

Quando nel 1978 è nata Louise Brown molte reazioni sono state di condanna e di scandalo: frankenbab­y e dove andremo a finire.

Poi ci siamo abituati alle tecniche riprodutti­ve e oggi ci sembrano normali, un modo come un altro di nascere. Quando si invocano i limiti e la tracotanza, penso sempre a genitori molto tradiziona­li, come il padre di Andre Agassi o di Serena e Venus Williams. Ma andrebbe bene qualsiasi genitore invadente e prepotente e che decide il destino dei figli. C’è tanta differenza tra questo vecchio modo e la manipolazi­one genetica?

L’unico criterio per poter sostenere una condanna morale è un danno, ed ecco perché Louise Brown è un caso diverso da Lulu, Nana e Amy, nate con una

OGGI LE “CRISPR BABY” HANNO TRE O QUATTRO ANNI DI ETÀ MA NESSUNO SA SE CRESCONO BENE, QUALE FUTURO LE ASPETTA

bambina in provetta venuta al mondo nel 1978. In quel caso le polemiche non sono certo mancate ma poi l’artefice dell’exploit (il britannico Bob Edwards) è stato festeggiat­o con un Nobel, mentre la neonata (Louise Brown) è cresciuta sotto i riflettori diventando il simbolo di una tecnica destinata a fare felici milioni di coppie: la fecondazio­ne assistita.

In questo caso, invece, non abbiamo nemmeno una foto delle bambine e lo scienziato responsabi­le ha dovuto scontare tre anni in carcere per abuso della profession­e medica.

He Jiankui è uscito dalla prigione nei primi giorni di aprile e la sua carriera appare segnata. La sua caduta in disgrazia ha avuto l’effetto di un deterrente: per quanto è dato sapere nessuno, in nessun paese del mondo, ha osato ripetere l’esperiment­o. Nel frattempo la tecnica Crispr ha dimostrato di potere essere impiegata in modo sicuro per altri scopi unanimemen­te applauditi come la terapia genica, ha vinto il Nobel e ha continuato a migliorare le sue prestazion­i.

È possibile, dunque, che prima o poi la procedura diventi abbastanza affidabile, e il dibattito pubblico abbastanza maturo, da riaprire il discorso anche per l’editing degli embrioni. Una minoranza, probabilme­nte esigua, di persone in futuro potrebbe voler correggere il DNA dei propri figli.

Non per inseguire il sogno del bambino perfetto, ma per evitare di trasmetter­e alla progenie gravi difetti genetici, correggend­o anziché scartando gli embrioni affetti. Quando vedremo sorridere una piccola Louise Brown editata, potremo allontanar­e i fantasmi dello sciagurato esperiment­o cinese. tecnologia ancora poco conosciuta e che potrebbe danneggiar­le in futuro. O averle già danneggiat­e. Insomma, a parte questo caso, se il sogno fosse la perfezione, che male ci sarebbe? Se avessimo una tecnologia sicura, sarebbe sbagliato usarla non solo per prevenire le malattie?

Che poi anche la perfezione non sarebbe un monolite, e dentro ognuno ci metterebbe le proprie preferenze. Lo facciamo già per quello che è possibile: cibo, aria, educazione. Vorreste far crescere vostro figlio in una miniera di carbone o come Heidi in campagna con le caprette che ti fanno ciao? Non è sempre facile valutare i danni e disegnare il confine tra miglioria e intervento terapeutic­o. Come sempre, sono più facili i casi estremi: una trisomia o un’altra patologia genetica. Ma l’altezza e il sistema immunitari­o quando passano da «non ideali» a «patologici»?

Quando una tecnica è sicura e a parità di altre condizioni non c’è una differenza significat­iva tra l’essere venuti al mondo con o senza, ecco allora che quella tecnica non dovrebbe essere condannata. Sono molte le reazioni di scandalo, spesso dovute solo alla novità. E sono molti i tentativi di giudizio, tutti troppo fragili.

L’innaturali­tà è la più frequente e la più insensata delle condanne. Se davvero volete condannare quello che è contro natura, facciamo l’elenco e torniamo a vivere nelle grotte. Anche gli effetti discrimina­tori non bastano. Certo, forse non tutti potrebbero permetters­i di scegliere e di disegnare il proprio figlio, ma non è una ragione sufficient­e per vietare. In caso potrebbe esserlo per allargare questo diritto.

Se manipolare non facesse male, sarebbe giusto o sbagliato?

L’INNATURALI­TÀ È LA CONDANNA PIÙ FREQUENTE E INSENSATA. CERTO, NON TUTTI POTREBBERO PERMETTERS­ELO. MA QUESTO NON BASTERÀ

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