NIENTE WI-FI, CARTE NON ACCETTATE BERLINO È PIÙ INDIETRO DI NOI MA LA LORO VITA CIVILE: CHE QUALITÀ
Per le feste di Pasqua siamo tornati, dopo due anni di astinenza, a viaggiare. E con i viaggi sono tornati i confronti. Si sa che noi italiani siamo afflitti, o abbiamo il vezzo di fingere di essere afflitti, da un complesso di inferiorità. Dovunque andiamo, ci paragoniamo. E di solito ci lamentiamo. Non sempre a ragione.
Io, per esempio, sono stato a Berlino. Grande capitale della più grande e moderna potenza economica d’Europa. Eppure vi ho visto cose che a noi italiani risultano ormai strane, passate, inattuali. Per esempio il nuovo aeroporto della città, il Brandeburg, che ha sostituito i precedenti e prende tutto il traffico turistico. Beh, vi devo dire che al cospetto Fiumicino è nel futuro. Tanto per dirne una: all’arrivo ho aspettato tre quarti d’ora i bagagli, mentre al ritorno, al Leonardo da Vinci, nemmeno cinque minuti. Senza contare la ricettività, davvero scarsa: due ore di attesa seduti sul pavimento per mancanza di sale e poltrone, spazi angusti, rari caffè, ancor più rari ristori. Perfino le toilette, comprensibilmente, non hanno retto alla pressione di una folla troppo grande per un aeroporto concepito nel 2007 e terminato dopo un’infinita serie di rinvii solo nel 2020.
Ma non è tutto qui. Il wi-fi, per esempio. Almeno nelle grandi città, noi italiani siano ormai abituati ad averlo a disposizione in ogni locale, bar o ristorante. A Berlino no. È anzi più frequente non trovarlo. Ma ancor più sorprendente è la quantità di servizi per i quali non sono utilizzabili carte di credito o bancomat. Molti tassisti le rifiutano. Ed era da molto tempo che non vedevo cartelli affissi all’esterno dei ristoranti con la scritta cash only. Il contrasto con un Paese come il nostro, in cui dal prossimo anno sarà multato chi non accetta pagamenti elettronici, è davvero forte.
Dovremmo perciò forse rivedere l’antico luogo comune che ci fa sentire sempre in ritardo, sempre un passo indietro rispetto alla modernità dei nostri competitor europei. Così non è. Ma questo non ci autorizza a non vedere o a sottovalutare i sintomi di una condizione di arretratezza civile che invece si aggrava sempre più. I miei amici che sono rimasti a Roma per Pasqua me ne hanno dato testimonianza. Cito un tweet di Giancarlo Loquenzi: «Non c’è foto che possa raccontare il caos, il degrado, l’abbandono della città. Branchi di turisti tra macchine, bici, motorini, monopattini, tavolini, tutto senza apparente regola o controllo. Manco un vigile». Non è difficile crederlo. Nel centro di Roma, dal ritorno dei turisti in poi, è così ogni weekend. Mentre a Berlino regna ordine e pulizia, i cestini sono svuotati regolarmente, il traffico scorre, monopattini e bici sono allineati in ordine negli spazi dedicati, i venditori abusivi non esistono e gli agenti di polizia sono per ogni dove.
È in questo contrasto tra un Paese moderno e una pessima qualità di vita civile, che si nasconde il mistero italiano. Azzardo un’ipotesi: il privato funziona, il pubblico no. Soprattutto se si tratta dell’amministrazione locale.
A PASQUA, DALLA CAPITALE DELLA PRIMA POTENZA D’EUROPA, L’ITALIA PARE
PIÙ MODERNA. POI, ECCO ROMA: CAOS, DEGRADO, CESTINI TRABOCCANTI