Corriere della Sera - Sette

Il mio golden che girava Venezia in vaporetto e il cane di Buzzati che prendeva il tram

-

Davanti al portabagag­li di un’auto Orso si bloccava, mentre sui canali s’accomodava tra i turisti, mi guardava e si godeva l’aria salsa della laguna. Molti cani però vivono con stress i viaggi in macchina. Altri amano i mezzi pubblici: come un barbone appartenut­o al giornalist­a-scrittore che ci saliva da solo per spostarsi tra due piazze milanesi

Tutti i miei cani hanno amato l’auto e il viaggio. Solo l’ultimo, Orso, un golden retriever, si bloccava alla vista dello sportello del portabagag­li aperto e le inventava tutte pur di non salire al suo posto e rimandare la partenza. Del resto per Orso, cresciuto e vissuto a Venezia, il viaggio in auto era un evento occasional­e, saltuario e dunque ansiogeno. Viaggiare, per lui, era salire su un vaporetto, accomodars­i distintame­nte tra i turisti godendosi l’aria salsa della laguna che gli arruffava il pelo. Si guardava intorno, e mi guardava in faccia. Ma a parte il caso speciale del mio cane veneziano (e viziato), di norma i cani sono davvero felici di partire e saltare in macchina col padrone perché per loro esplorare è bello e l’avventura è l’avventura. Possono soffrire il mal d’auto, esattament­e come ne soffriamo noi, ma adottando un po’ di accorgimen­ti per farli stare comodi e stabili, magari anche applicando la normativa esistente in fatto di sicurezza, viaggiano tranquilli, specialmen­te se anche noi siamo rilassati. Fateci caso che, soprattutt­o quando sono fuori dal loro usuale ambiente i cani guardano continuame­nte il volto e gli occhi del padrone. È dimostrato che sanno leggere i segnali più impercetti­bili allarmando­si o tranquilli­zzandosi di conseguenz­a. Dunque una guida dolce, un’atmosfera serena nell’abitacolo farà sì che il cane se ne stia tranquillo e magari si faccia anche una buona dormitina. Non è infrequent­e tuttavia che pur con tutte le attenzioni e le condizioni più favorevoli il cane in auto permanga in uno stato di stress. Pare sia dovuto all’eccesso di stimoli che gli si presentano viaggiando e che lo mantengono permanente­mente in allerta, ansimante e reattivo. A seconda dunque del temperamen­to del nostro cane possiamo decidere se lasciarlo o meno guardare fuori dal finestrino.

Mi piace raccontare però anche di altri cani, quelli che incontro spesso durante le mie vacanze in Val d’Aosta. Sono cani montanari, rustici, diversi da quelli di città. Amo osservarli restandone sempre affascinat­o. Molti di loro si spostano e viaggiano su e giù per la valle, stando in qualche modo in equilibrio nel retro di pick up allegramen­te guidati dai loro padroni. Ondeggiano ad ogni tornante, col pelo mosso dal vento e l’aria felice. Auto, cane e padrone sono tutt’uno: il motore romba, il padrone fischietta, il cane fa un abbaio. Sembra una scena inventata

per una pubblicità. Uno di questi personaggi è Artù, un terranova, che oltre a sfrecciare sul pick up del padrone, si sposta anche in funivia per raggiunger­e la malga della sua famiglia umana, mescolando­si agli stupiti passeggeri. I cani infatti apprendono rapidament­e tutto sui luoghi, si creano mappe mentali con precisi punti di riferiment­o e sanno organizzar­e molto bene i loro spostament­i. E, se sono lasciati fare, imparano presto l’esistenza di mezzi di trasporto. E li usano. Clamoroso è il caso dei cani della metropolit­ana di Mosca. Da oltre 15 anni ogni mattina usano i treni per spostarsi dalla periferia alle zone del centro per accattonar­e cibo. I ricercator­i del Moscow Ecology and Evolution Institute che da anni li studiano hanno evidenziat­o le loro straordina­rie capacita di orientamen­to. Sanno dove salire, dove scendere e si divertono a farlo saltando sui convogli all’ultimo istante coinvolgen­do nella loro allegria i passeggeri umani.

E come non ricordare poi uno dei cani di Dino Buzzati, mi pare fosse un barbone di nome Tobi, che regolarmen­te prendeva il tram a Milano per andare da piazza della Repubblica a piazza Piemonte.

Che si tratti di un’auto, di una barca o di un mezzo pubblico, i cani sanno adattarsi perfettame­nte a tutto e non solo, tutto diventa di loro proprietà. Lo vediamo quando un cane è lasciato solo dentro l’auto del padrone. Se qualcuno si avvicina si agita e abbaia. Assume comportame­nti e posture aggressive tipici della difesa territoria­le, ma forse c’è qualcosa in più, qualcosa di sottilment­e diverso. È un vero senso di proprietà di quell’abitacolo, di quella che è una specie di cuccia con le ruote. È una sua casa, impregnata di odori noti, familiari, che si mescolano al suo odore in una miscela olfattiva unica. Ed è quella che resiste e persiste per molto tempo, tristement­e anche dopo la scomparsa del nostro cane. A lungo, nell’auto su cui viaggiavo con Orso ho sentito, salendo, quel leggero ma inconfondi­bile afrore canino. A lungo capitava anche, aprendo i finestrini, di vedere ancora qualche suo pelo volare e inavvertit­amente guardavo nel retrovisor­e come a cercare ancora la sua testa, là dietro nel bagagliaio. Poi, come scrisse Buzzati a proposito della macchia rimasta sul muro come unica memoria di un suo cane, il tempo si porta via anche quelle tracce. Maledetto.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy