LA RESISTENZA DI PETROV-PETROCELLI «RESTO QUI. CON PUTIN»
Sfumature (importanti) sul caso Petrocelli: inteso come il senatore Vito Rosario Petrocelli di anni 58, da Taranto, grillino della prima ora, vecchio ammiratore di Xi Jinping e fan scatenato del macellaio di Mosca, insomma uno con la tragica passione per i regimi, i dittatori, e ovviamente per nulla turbato dai bambini ucraini presi a cannonate, dalle fosse comuni, dalle città rase al suolo un missile dietro l’altro. All’inizio hanno cercato di farlo passare per il solito 5 Stelle un po’ pittoresco, ma sostanzialmente innocuo. Poi, però, quando il 24 aprile scorso Petrocelli twittò «Per domani buona festa della LiberaZione», con la stessa Z disegnata sui tank russi, anche in un Movimento dove tutti sono liberi di fare e dire tutto e il contrario di tutto, in molti ebbero l’impressione che il senatore avesse, effettivamente, un filo esagerato. Così Giuseppe Conte, che dei grillini è il traballante capo (quello vero, come noto, era e resta Beppe Grillo), ha dovuto procedere con un provvedimento di espulsione. Titillandosi la pochette: «Petrocelli è fuori! Senza se e senza ma!». Frase a effetto: la faccenda, però, era tutt’altro che chiusa. Petrocelli
restava infatti inchiodato alla presidenza della commissione Esteri del Senato. Imbarazzo. Poi panico. Perché rimuoverlo, complice un intricato regolamento parlamentare, sembrava quasi impossibile. Quasi: l’unica soluzione era che si dimettesse, in blocco, l’intera commissione. Ma mentre accadeva tutto questo, ecco le parole di Petrocelli: «Premesso che ricorrerò alla Corte Costituzionale, non capisco il vostro stupore: la mia posizione in politica estera, che vi fa tanto schifo, è la stessa identica posizione che avevo quando al governo c’era Conte…». Ma no? «Ma certo» racconta Emanuele Dessì, un altro senatore eletto con i 5 Stelle e poi traslocato nel Partito comunista di Marco Rizzo «Petrocelli era così filorusso che lo chiamavamo Petrov». Insomma: Conte, che adesso fa lo scandalizzato, quando era premier non aveva problemi a tenersi Petrocelli alla guida della commissione Esteri, anche se era uno che andava al Cremlino a baciare la pantofola di Putin, tiranno già noto per aver incarcerato gli oppositori più scomodi e avvelenato i giornalisti troppo critici. Domanda finale: c’è qualcosa di morale in questa storia?
Vito Petrocelli, 58 anni,
senatore dei 5 Stelle
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESTERI DEL SENATO: NON CAPISCO IL VOSTRO STUPORE...