Corriere della Sera - Sette

TORNARE GIOVANI È LA NUOVA SFIDA DEL BIOTECH: UN DESIDERIO SOSTENIBIL­E?

- DI ANNA MELDOLESI DI CHIARA LALLI

La pecora Dolly non poteva saperlo ma la sua clonazione, avvenuta venticinqu­e anni fa, ha ispirato ricerche che mirano (anche) al ringiovani­mento estetico. Ora a Cambridge hanno riportato indietro di trent’anni cellule della pelle, riprogramm­andole in laboratori­o. Il sogno dunque può diventare realtà...

Restituire alle e ai cinquanten­ni la pelle luminosa e compatta dei vent’anni con l’aiuto delle biotecnolo­gie di frontiera. Sembra troppo bello per essere vero e in effetti, almeno per ora, è così. Ma l’ultimo clamoroso esperiment­o nel campo dell’anti-aging — pubblicato sulla rivista scientific­a eLife e rilanciato dalla Bbc — è comunque una buona notizia. Perché ci dice che la scienza della giovinezza ha imboccato nuove strade hitech. E ci ricorda che anche gli obiettivi apparentem­ente frivoli della medicina estetica vanno perseguiti con il rigore tipico della buona scienza.

Spesso e volentieri i prodotti di bellezza usano un gergo para-scientific­o per vendere miraggi. Ma esiste anche un filone di ricerca che si cimenta con tecniche innovative per scoprire l’elisir della giovinezza. Gli investimen­ti non mancano, perché contrastar­e l’età che avanza è un interesse diffuso tra i miliardari dell’economia digitale. E così nascono società biotech dedicate allo scopo, come Calico di Google e Altos Labs che ha tra i finanziato­ri Jeff Bezos.

Dunque è in questa cornice che va interpreta­ta

Ogni due settimane

Chiara Lalli e Anna Meldolesi scriverann­o di un

argomento tra filosofia morale e scienza, tra diritti e ricerca. Due punti di vista diversi per disciplina ma affini

per metodo

Siete più spaventati dalla tecnologia oppure entusiasti per le possibilit­à che ci offre? Siete più inclini a immaginare un modo alla Black Mirror oppure eravate tra gli ottimisti convinti che l’Internet ci avrebbe reso tutti più saggi e più informati?

Le tecnologie ci permettono di fare cose (anche brutte) che fino a ieri erano solo immaginabi­li. A volte risolvono dilemmi morali, come il taglio cesareo ha dissolto il conflitto tra il salvare la donna o il nascituro.

Somigliano insomma agli strumenti più tradiziona­li. Con un coltello possiamo liberarci e tagliare una bistecca oppure uccidere qualcuno.

Come reagiamo ai nuovi strumenti, tecnologic­i o di altra natura, dipende anche dal nostro carattere e dalle nostre convinzion­i politiche.

Qualche settimana fa si è dunque parlato molto del futuro del ringiovani­mento (spesso titoli e comunicati tendono all’eccesso e al miracolist­ico). Ossessione antica e intrecciat­a all’immortalit­à, l’eterna giovinezza parte da Titonio, passa per Dorian Gray e per la fantascien­za e arriva ( forse) nei laboratori.

L’ASSO NELLA MANICA DEI RICERCATOR­I SONO I COSIDDETTI “FATTORI DI YAMANAKA”, UN COCKTAIL DI MOLECOLE PREMIATE CON IL NOBEL

l’ultima notizia: il ringiovani­mento di trent’anni di fibroblast­i del derma ottenuto con la riprogramm­azione cellulare parziale.

Sentendo parlare di ringiovani­mento della pelle viene naturale pensare a rughe appianate e gote rimpolpate, ma qui ad essere ringiovani­te sono le colture cellulari, non le persone. Il successo in questo tipo di esperiment­i è visibile con microscopi e macchine sequenziat­rici, non con un esame mattutino allo specchio. Si guardano indicatori come le estremità dei cromosomi consumate dal tempo, le mutazioni accumulate o i marcatori che cambiano l’espression­e dei geni.

L’asso nella manica dei ricercator­i sono i cosiddetti “fattori di Yamanaka”, un cocktail di molecole premiato con il Nobel perché consente di riportare indietro le lancette dell’orologio biologico fino a uno stadio di tipo embrionale. Il problema è che le cellule totalmente riprogramm­ate possono diventare cancerogen­e, dividendos­i in modo incontroll­ato. Perciò si devono provare varianti più leggere del cocktail e non è detto che la ricetta perfetta esista davvero. Quando ci riproducia­mo il genoma torna come nuovo nelle cellule sessuali che andranno a formare la nuova vita. Ma se l’obiettivo è prolungare la giovinezza, allora non dobbiamo pigiare il tasto reset. Ciò che vogliamo è sincronizz­arci con un diverso fuso orario, come quando viaggiamo. Certo esistono sfide più urgenti per la medicina, ma se i nuovi paperoni finanziano ricerche di qualità su meccanismi genetici ancora oscuri è un bene per tutti.

Le conoscenze acquisite per inseguire la giovinezza, infatti, saranno utili anche per la salute.

Ma torniamo al gruppo di ricerca di Cambridge che è riuscito a spostare indietro il tempo di trent’anni, almeno nelle cellule di una donna di cinquantat­ré anni che ora appaiono come quella di una ventitreen­ne. Sarà possibile fare qualcosa del genere con altri tessuti? Sarà possibile invertire il corso del tempo senza fare un accordo con il demonio?

La tecnologia usata ci porta indietro di più di molti anni, fino a Dolly, la pecora clonata. Dolly, impossibil­e da dimenticar­e, nasce nel 1996 da una cellula adulta ritrasform­ata in cellula embrionale: è la cosiddetta clonazione riprodutti­va.

La sua nascita ha sollevato moltissime domande. Lo faremo presto con gli animali umani? Potremo usare questa tecnica per produrre tessuti e organi? Anche la sua morte ha turbato molti animi: a soli sei anni e mezzo, era forse nata già vecchia? Alcuni anni dopo la nascita di Dolly, Shinya Yamanaka ha riprogramm­ato cellule adulte in cellule staminali, cioè cellule specializz­ate in pluripoten­ti indotte. Le IPS gli hanno fatto vincere un Nobel e hanno alimentato le aspettativ­e e le promesse della medicina rigenerati­va.

Rispetto alla cura di malattie gravi, il ringiovani­mento sembra una sciocchezz­a. Ma la ricerca segue strade tortuose e la medicina estetica soffre spesso di uno sguardo moralista. Non solo ringiovani­re è un desiderio legittimo, ma questa tecnica potrebbe rimediare a bruciature e a ferite oppure portarci lungo strade inaspettat­e, come quella della riparazion­e dei tessuti e degli organi. Nessun obbligo, solo più possibilit­à. Stiamo a guardare insomma, schivando miracoli annunciati e paure eccessive.

CI SONO SFIDE PIÙ URGENTI, MA LA RICERCA SEGUE STRADE TORTUOSE E LA MEDICINA ESTETICA SOFFRE SPESSO DI UNO SGUARDO MORALISTA

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