Corriere della Sera - Sette

CORTINA BIANCA NON COPRE IL FRAGORE DELLE ARMI

- DI FRANCESCA PINI

La mostra Bellum, alla Collezione Maramotti

Anche i resti di un disastro ambientale – la tempesta Vaia che colpì soprattutt­o il Trentino nel 2018 – rivelano in una luce verde quasi irreale un fascino, quello di una natura morta, morta per davvero, non più solo un titolo che si può dare a un genere di opere. Il paesaggio, in questi lavori dell’artista e fotografo Carlo Valsecchi, immerso in un silenzio contemplat­ivo, non è idilliaco, rivela tensioni interne. Il biancore della neve, della nebbia, della luce fanno da cortina interpreta­tiva sia a un uragano che agli eventi bellici della Grande Guerra, entrambi filtrati dal tempo. C’è stata attesa di giorni, di ore, per cogliere momenti sospesi, il fogliame, la ruggine, il terreno scuro venato di azzurro liquido, il contrasto delle ombre sul buio, il colore trasparent­e del disgelo. La memoria non viene intaccata ma esaltata nell’astrazione di queste immagini, eppure la fortezza è fortezza (quella “interrotta” di Asiago, eretta nel 1887, parrebbe addirittur­a medievale), la trincea è trincea, e una baracca fotografat­a da Valsecchi ci riporta al film di Ermanno Olmi Torneranno i prati (2014). La Natura, vincendo sempre sull’uomo, ne ridimensio­na l’onnipotenz­a. Al Sacrario Militare di Redipuglia (Gorizia), nel 2021, l’artista ha insistito con l’occhio su una scritta incisa ad libitum come un monito: PRESENTE PRESENTE PRESENTE. Il silenzio di queste opere viene oggi scosso dai sibili dei missili, dalla ferraglia dei cingolati in Ucraina, dove la neve si sta sciogliend­o. Fino al 31/07.

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