CAPODANNI, ALPINI, EUROVISION IL RAPPORTO TRA I SESSI È CAMBIATO (PER SEMPRE)
Qualcosa sta di nuovo cambiando nel rapporto tra i sessi, e io stento a comprenderlo. Sapete, noi maschietti giunti alla pubertà dopo il ’68 abbiamo vissuto una breve e intensa stagione di egualitarismo magari solo retorico ma radicale, e siamo stati obbligati a un vero e proprio corso accelerato di rispetto per la nuova soggettività femminile che stava emergendo. Vivemmo a cavallo di una frattura storica: prima le donne erano quelle di prima, dopo non sarebbero mai più state le stesse. Ragazze emancipate, sperimentatrici, protagoniste, informate, si univano a noi in assemblee, cortei, riunioni. Imparammo a rispettarle, se volevamo vivere nel nostro tempo. Poi c’era, tra noi maschi, chi non ce la faceva, perché non aveva gli strumenti culturali o la forza psicologica per metabolizzare il grande cambiamento, e reagiva male. Agli estremi di questa frangia, cominciò quella lunga scia di deliberata violenza misogina che parte dallo stupro del Circeo e arriva fino all’epidemia di femminicidi dei nostri giorni.
I decenni successivi scompaginarono le carte in tavola. La rivoluzione digitale e la new economy aprirono le porte (quasi dappertutto, molto meno in Italia) a una massiccia immissione di giovani donne nel mercato del lavoro. Il che cambiò ancora i loro costumi. Più sicure della loro collocazione sociale, più autonome economicamente, più gelose della loro indipendenza, ma forse proprio per questo anche meno “severe” delle madri e delle sorelle maggiori in quanto al rapporto con gli uomini e con il sesso.
Ma adesso – mi pare almeno, e lo dico con tutta la prudenza del caso – le cose sono di nuovo diverse. La sensibilità nei confronti di ogni forma di maschilismo, di sessismo, dal linguaggio delle parole a quello del corpo, si è fatta estrema. La campagna Me Too ha trasformato il significato di gesti che generazioni di uomini hanno colpevolmente considerato a lungo normali, o anche galanti, forme di corteggiamento insomma. E ne hanno messo a nudo invece il contenuto patriarcale implicito. Ogni assembramento, dai Capodanno in piazza alla festa degli alpini al debutto di Eurovision, mette così a confronto passato e presente, e diventa un “bignamino” di tutto ciò che gli uomini hanno sempre pensato delle donne e non dovrebbero neanche più permettersi di pensare.
Però, allo stesso tempo – e qui la mia prudenza diventa ancora maggiore, se possibile – anche le ragazze sono cambiate. Nella cultura delle adolescenti, per esempio, si tollerano canzoni rap in cui bitch viene regolarmente usato come sinonimo di «donna». E al gioco della seduzione, fortemente anticipato dallo spirito dei tempi, le ragazze partecipano con disinvoltura, senza ipocrisia, quasi come se avessero accettato e dessero ormai per scontati i tratti antichi e in fin dei conti genetici dell’incontro-scontro tra i sessi. I maschi si comportano spesso da predatori; ma le ragazze, sempre più, pure.
È una contraddizione forse solo apparente: da un lato più suscettibilità, dall’altro più libertà. Ma complica maledettamente le cose.
NEL ’68 I MASCHI ADERIRONO A UN EGUALITARISMO RADICALE. IL ME TOO HA SMASCHERATO I GESTI “GALANTI” DAL CONTENUTO PATRIARCALE