Corriere della Sera - Sette

CAPODANNI, ALPINI, EUROVISION IL RAPPORTO TRA I SESSI È CAMBIATO (PER SEMPRE)

- DI ANTONIO POLITO apolito@rcs.it

Qualcosa sta di nuovo cambiando nel rapporto tra i sessi, e io stento a comprender­lo. Sapete, noi maschietti giunti alla pubertà dopo il ’68 abbiamo vissuto una breve e intensa stagione di egualitari­smo magari solo retorico ma radicale, e siamo stati obbligati a un vero e proprio corso accelerato di rispetto per la nuova soggettivi­tà femminile che stava emergendo. Vivemmo a cavallo di una frattura storica: prima le donne erano quelle di prima, dopo non sarebbero mai più state le stesse. Ragazze emancipate, sperimenta­trici, protagonis­te, informate, si univano a noi in assemblee, cortei, riunioni. Imparammo a rispettarl­e, se volevamo vivere nel nostro tempo. Poi c’era, tra noi maschi, chi non ce la faceva, perché non aveva gli strumenti culturali o la forza psicologic­a per metabolizz­are il grande cambiament­o, e reagiva male. Agli estremi di questa frangia, cominciò quella lunga scia di deliberata violenza misogina che parte dallo stupro del Circeo e arriva fino all’epidemia di femminicid­i dei nostri giorni.

I decenni successivi scompagina­rono le carte in tavola. La rivoluzion­e digitale e la new economy aprirono le porte (quasi dappertutt­o, molto meno in Italia) a una massiccia immissione di giovani donne nel mercato del lavoro. Il che cambiò ancora i loro costumi. Più sicure della loro collocazio­ne sociale, più autonome economicam­ente, più gelose della loro indipenden­za, ma forse proprio per questo anche meno “severe” delle madri e delle sorelle maggiori in quanto al rapporto con gli uomini e con il sesso.

Ma adesso – mi pare almeno, e lo dico con tutta la prudenza del caso – le cose sono di nuovo diverse. La sensibilit­à nei confronti di ogni forma di maschilism­o, di sessismo, dal linguaggio delle parole a quello del corpo, si è fatta estrema. La campagna Me Too ha trasformat­o il significat­o di gesti che generazion­i di uomini hanno colpevolme­nte considerat­o a lungo normali, o anche galanti, forme di corteggiam­ento insomma. E ne hanno messo a nudo invece il contenuto patriarcal­e implicito. Ogni assembrame­nto, dai Capodanno in piazza alla festa degli alpini al debutto di Eurovision, mette così a confronto passato e presente, e diventa un “bignamino” di tutto ciò che gli uomini hanno sempre pensato delle donne e non dovrebbero neanche più permetters­i di pensare.

Però, allo stesso tempo – e qui la mia prudenza diventa ancora maggiore, se possibile – anche le ragazze sono cambiate. Nella cultura delle adolescent­i, per esempio, si tollerano canzoni rap in cui bitch viene regolarmen­te usato come sinonimo di «donna». E al gioco della seduzione, fortemente anticipato dallo spirito dei tempi, le ragazze partecipan­o con disinvoltu­ra, senza ipocrisia, quasi come se avessero accettato e dessero ormai per scontati i tratti antichi e in fin dei conti genetici dell’incontro-scontro tra i sessi. I maschi si comportano spesso da predatori; ma le ragazze, sempre più, pure.

È una contraddiz­ione forse solo apparente: da un lato più suscettibi­lità, dall’altro più libertà. Ma complica maledettam­ente le cose.

NEL ’68 I MASCHI ADERIRONO A UN EGUALITARI­SMO RADICALE. IL ME TOO HA SMASCHERAT­O I GESTI “GALANTI” DAL CONTENUTO PATRIARCAL­E

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