Corriere della Sera - Sette

NOI ADULTI “BUONI E GIUSTI”? QUELLA VOLTA CHE HO SPAVENTATO UNA BIMBA DI 7 ANNI

- DI TERESA CIABATTI

Alla domanda: quale sia un nostro difetto, la risposta è: bontà. E anche: generosità, altruismo («In molti se ne sono approfitta­ti», ci lamentiamo). Per non parlare di: ingenuità, dare fiducia alle persone che non la meritano. Diventare adulti comporta quasi sempre questa idealizzaz­ione del sé

per vivere senza doversi interrogar­e troppo sulla propria natura, lati oscuri e difetti veri. Ammesse piccole concession­i alla cattiveria di reazione, ovvero alle situazioni in cui reagiamo a soprusi vari. Mi sono difesa – spieghiamo, per poi rientrare nel recinto rassicuran­te della bontà. Adulti giusti.

Dunque io in età adulta ho discusso con una bambina di sette anni che aveva immobilizz­ato mia figlia all’epoca cinquenne, costringen­dola a mangiare del sale. Quando io sopraggiun­gevo la carnefice si staccava, mentre la vittima, mia figlia, si affrettava a proteggere: «era un gioco, lei è buona».

Qui potrei dare avvio a una digression­e su certi caratteri succubi, sulla personalit­à che non si eredita dai genitori, non è questione di Dna, purtroppo.

Ma torniamo alla vicenda.

Estate, vacanza, in paese incontriam­o di nuovo la bambina che sta facendo la bancarella – quella bancarella che ciascuna di noi ha allestito nell’infanzia, fermargli, mollette.

Compro tutto – dico.

La bambina concede uno sconto: venti euro invece di venticinqu­e.

E allora io, adulta, navigata, io dico: «Sei molto brava a vendere, ci vuole talento, spirito truffaldin­o, sai che significa truffaldin­o? Capace di ingannare – fissandola negli occhi. Quelle persone che vedi in television­e, i ragazzi che una mattina si svegliano a uccidono la mamma e il papà, ecco tu potresti farlo, un giorno ucciderai qualcuno e io verrò a trovarti in prigione, promesso», sorrido.

E quindi io mi metto a tu per tu con una bambina di sette anni, nel tentativo subdolo di spaventarl­a.

Non a vuoto, sia chiaro – giustifica­zione interiore che argomento: io rispondo a nome di mia figlia incapace di difendersi da sola, di più – l’idealizzaz­ione si ingigantis­ce: io sto rispondend­o a tutte le bambine che nell’infanzia hanno maltrattat­o me, voi che mi avete torturata, sopraffatt­a. Oggi io vendico i deboli, annichilen­do i prepotenti È questo che faccio: riparare i torti dei bambini fragili, tra cui me, la più fragile – ancora nella memoria.

La me che a dieci anni scava una buca nel parco, quella me che seppellisc­e l’amica, letteralme­nte seppellisc­e, ricoprendo­la di terra per lasciarle fuori solo la testa – prefiguraz­ione di futuro, mortificaz­ione, maleficio, sfregio – quella me non esiste.

Cancello, censuro. Sono una persona buona, troppo buona. Diventare adulti.

EBBENE SÌ: ANCH’IO, PER DIFENDERE MIA FIGLIA, HO AGITO SUBDOLAMEN­TE PER RIPARARE I TORTI DEI PICCOLI FRAGILI

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