NOI ADULTI “BUONI E GIUSTI”? QUELLA VOLTA CHE HO SPAVENTATO UNA BIMBA DI 7 ANNI
Alla domanda: quale sia un nostro difetto, la risposta è: bontà. E anche: generosità, altruismo («In molti se ne sono approfittati», ci lamentiamo). Per non parlare di: ingenuità, dare fiducia alle persone che non la meritano. Diventare adulti comporta quasi sempre questa idealizzazione del sé
per vivere senza doversi interrogare troppo sulla propria natura, lati oscuri e difetti veri. Ammesse piccole concessioni alla cattiveria di reazione, ovvero alle situazioni in cui reagiamo a soprusi vari. Mi sono difesa – spieghiamo, per poi rientrare nel recinto rassicurante della bontà. Adulti giusti.
Dunque io in età adulta ho discusso con una bambina di sette anni che aveva immobilizzato mia figlia all’epoca cinquenne, costringendola a mangiare del sale. Quando io sopraggiungevo la carnefice si staccava, mentre la vittima, mia figlia, si affrettava a proteggere: «era un gioco, lei è buona».
Qui potrei dare avvio a una digressione su certi caratteri succubi, sulla personalità che non si eredita dai genitori, non è questione di Dna, purtroppo.
Ma torniamo alla vicenda.
Estate, vacanza, in paese incontriamo di nuovo la bambina che sta facendo la bancarella – quella bancarella che ciascuna di noi ha allestito nell’infanzia, fermargli, mollette.
Compro tutto – dico.
La bambina concede uno sconto: venti euro invece di venticinque.
E allora io, adulta, navigata, io dico: «Sei molto brava a vendere, ci vuole talento, spirito truffaldino, sai che significa truffaldino? Capace di ingannare – fissandola negli occhi. Quelle persone che vedi in televisione, i ragazzi che una mattina si svegliano a uccidono la mamma e il papà, ecco tu potresti farlo, un giorno ucciderai qualcuno e io verrò a trovarti in prigione, promesso», sorrido.
E quindi io mi metto a tu per tu con una bambina di sette anni, nel tentativo subdolo di spaventarla.
Non a vuoto, sia chiaro – giustificazione interiore che argomento: io rispondo a nome di mia figlia incapace di difendersi da sola, di più – l’idealizzazione si ingigantisce: io sto rispondendo a tutte le bambine che nell’infanzia hanno maltrattato me, voi che mi avete torturata, sopraffatta. Oggi io vendico i deboli, annichilendo i prepotenti È questo che faccio: riparare i torti dei bambini fragili, tra cui me, la più fragile – ancora nella memoria.
La me che a dieci anni scava una buca nel parco, quella me che seppellisce l’amica, letteralmente seppellisce, ricoprendola di terra per lasciarle fuori solo la testa – prefigurazione di futuro, mortificazione, maleficio, sfregio – quella me non esiste.
Cancello, censuro. Sono una persona buona, troppo buona. Diventare adulti.
EBBENE SÌ: ANCH’IO, PER DIFENDERE MIA FIGLIA, HO AGITO SUBDOLAMENTE PER RIPARARE I TORTI DEI PICCOLI FRAGILI