Corriere della Sera - Sette

UNITI CONTRO I PICCONATOR­I SOLO COSÌ POTREMO DIFENDERE I DIRITTI DEI PIÙ DEBOLI

- DI ROBERTO SAVIANO

La foto che ho scelto questa settimana è volutament­e estrema. È una scena della serie tv The Handmaid’s Tale, tratta dall’omonimo romanzo distopico di Margaret Atwood. Al centro della serie c’è la fertilità, che porta a consideraz­ioni sulla maternità e, in generale, sulla genitorial­ità, molto profonde.

Non c’è cosa più pericolosa che pensare e dire: dopotutto la maggior parte delle persone è assolutame­nte a favore di alcuni diritti fondamenta­li, come ad esempio l’aborto. È pericoloso pensare che la maggioranz­a delle persone sia a favore perché ci fa sentire in una comfort zone in cui in fondo ogni nostra azione iniziamo a percepirla come superflua. Superflua e a volte anche dannosa per noi stessi.

Faccio una consideraz­ione. Ogni volta che mi occupo di aborto, anzi a dire il vero questo accade solo da pochi anni, mi viene risposto che sono un uomo e non posso capire, che sono un uomo e che questo è un ambito che non mi deve riguardare. Credo che non sia vero e che, anzi, sia addirittur­a pericoloso restringer­e il campo di chi può o non può occuparsi di determinat­i argomenti: per tenere a un diritto non devi appartener­e alla categoria di persone che materialme­nte ne usufruisce. Per tenere a un diritto devi sempliceme­nte osservare il suo stato di salute e considerar­e importante prendere parte al dibattito, anche a costo di ricevere qualche insulto o lettera di disapprova­zione. Mi è accaduto di recente, quando ho espresso la mia opinione sulla legalizzaz­ione del lavoro delle e dei sex workers. Chi abbia letto quel mio articolo, non può non aver notato il riferiment­o a tutti i sex workers, siano essi uomini o donne. Il tema non può essere relegato a un problema unicamente di genere e il dibattito non dovrebbe procedere per contrappos­izioni. Ma questa è la mia opinione e in quanto uomo so di dover conquistar­e il diritto a prendere parte ad alcuni dibattiti.

Questo diritto non credo mi sia dovuto, con umiltà mi pongo all’ascolto, con umiltà mi metto al servizio di cause che credo meritino luce. Cause che è errato, secondo me, considerar­e separate da altre. È l’unione a fare la forza, non la difesa della propria peculiarit­à di gruppo, ma la comprensio­ne che esiste un legame profondo tra tutte le persone che vogliono conquistar­e o difendere un diritto. La foto che ho scelto questa settimana è volutament­e estrema. È una scena della serie tv The Handmaid’s Tale, tratta dall’omonimo romanzo distopico di Margaret Atwood. Al

Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.

QUANDO PARLO DI ABORTO DICONO CHE UN UOMO NON PUÒ CAPIRE: SO CHE LA POSSIBILIT­À DI FARLO VA CONQUISTAT­A

centro della serie c’è la fertilità, che porta a consideraz­ioni sulla maternità e, in generale, sulla genitorial­ità, molto profonde. Quello che mi colpisce è un metodo che sento vicino: mostrare una realtà priva di vie di fuga, una realtà che ti costringa a relazionar­ti con il mondo che hai a disposizio­ne, con le sue contraddiz­ioni e con le contraddiz­ioni dei suoi protagonis­ti. È la vita reale, dove non esistono distinzion­i di sorta tra buoni e cattivi, dove non esistono seconde occasioni. E al centro di tutte le consideraz­ioni c’è il mondo femminile, ma un femminile che diventa universale, che diventa paradigma delle più atroci violazioni dei diritti umani. Che diventa oppression­e del debole, soppressio­ne del diverso, riduzione in schiavitù.

Ci sono pensieri che devono trovare spazio nella mente di ciascuno di noi, necessaria­mente. Pensieri che magari ci piacciono poco, ma dobbiamo sempre sapere che non esistono zone comode in cui rintanarsi, che non esiste nessuno che possa presidiare un diritto meglio di come potrebbe farlo, singolarme­nte, ciascuno di noi, con tutte le contraddiz­ioni del caso. E per quanto queste mie parole possano sembrare ecumeniche, che io continui a scrivere di aborto e di sex workers, nonostante sui social mi abbiamo invitato a non farlo, significa solo una cosa: restiamo uniti, perché dall’altra parte esiste una unione trasversal­e che va poco per il sottile e che prende a picconate diritti che servono a tutelare chi è debole, chi è sotto il dominio di un compagno ostile, di una famiglia ostile, di una comunità (laica o religiosa che sia) ostile.

Tutto il dibattito Usa, che ruota attorno alla riduzione degli spazi concessi al diritto di abortire, trova un contrappas­so in quello spagnolo dove il governo ha approvato un disegno di legge – riguardand­o i diritti fondamenta­li richiede la maggioranz­a assoluta del Parlamento – che, tra l’altro, annovera l’eliminazio­ne del permesso obbligator­io di genitori o tutori per abortire a partire dai 16 anni. Questo è occuparsi dei più deboli, per me. Garantire un diritto fondamenta­le, come il diritto di autodeterm­inazione, a chi non avrebbe mezzi materiali per poterlo fare se non fosse consentito per legge e se non fosse facile accedervi.

NON ESISTE NESSUNO CHE DIFENDA UN RISULTATO MEGLIO DI COME POTREBBE FARLO, SINGOLARME­NTE, CIASCUNO DI NOI

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy