CACCIA AI “CERVELLI” (MA NON ITALIANI)
Scatta oggi nel Regno Unito la «High potential individual visa route», un nuovo schema che garantirà visti e permessi di lavoro in tempi molto rapidi ai laureati «di talento» provenienti dalle università più prestigiose al mondo.
L’idea del governo di Boris Johnson (nella foto) punta a riaprire le porte ai «cervelli» internazionali dopo Brexit, e qui se n’è parlato soprattutto perché nessun ateneo italiano è incluso nella lista. I beneficiari, che devono aver concluso il percorso di studi negli ultimi cinque anni, non avranno bisogno di uno sponsor per il trasferimento e nemmeno di un’offerta di lavoro: basterà loro dimostrare di possedere un buon livello di inglese e una cifra modesta (1.270 sterline) per mantenersi durante il periodo della ricerca di un impiego.
Questo visto costerà 715 sterline e darà l’opportunità di lavorare per due anni (tre se in possesso di un dottorato) sul suolo britannico.
Della lista «magica», stilata incrociando tre classifiche internazionali, fanno parte solo 37 centri d’eccellenza, 23 dei quali sono negli Stati Uniti o in Canada, 8 in Asia e uno in Australia. Nessuna università africana e soltanto cinque europee: l’Università di Monaco in Germania, Paris Sciences et Lettres in Francia, il Karolinska Institute svedese e due atenei in Svizzera (l’Istituto svizzero di tecnologia e il Politecnico di Losanna). Fuori dalla lista i politecnici di Milano e Torino, la Bocconi, la Normale di Pisa, la Sapienza e l’università di Bologna, la più antica d’Europa, fondata nel 1088.