MARIN, GIOVANE DONNA PREMIER, È FANTASCIENZA PER I NOSTRI (VECCHI) STANDARD
Cara Lilli, ho percepito grande entusiasmo durante la visita della premier finlandese Sanna Marin a Palazzo Chigi. Ci si stupisce che una donna di 36 anni non solo guidi un Paese, ma lo accompagni verso una svolta storica. L’anomalia non è lei, ma la percezione delle giovani donne nel nostro Paese, considerate giovani e inesperte anche oltre i 40 anni.
Marilisa Lavezzari marilisalavezzar4@gmail.com
Cara Marilisa, vedere la premier Sanna Marin a colloquio con Draghi è forse la risposta più efficace alle sterili discussioni sul tema Italia, donne e giovani sistematicamente esclusi dalla classe dirigente. Non solo politica, ma anche economica e culturale. La premier finlandese è donna e under 40: pura fantascienza per i nostri standard gerontofili e maschilisti. Designata nel 2019, Marin non è solo il capo di governo più giovane mai eletto al mondo, ma sta anche guidando la Finlandia, da sempre storicamente neutrale, verso una svolta epocale dettata dal cambiamento degli equilibri geo-politici prodotti dalla guerra in Ucraina: l’adesione alla Nato.
La ricerca dell’Università Politecnica delle Marche, pubblicata a gennaio dal Sole 24 Ore, conferma però che nei dieci Paesi più sviluppati del mondo solo 13 top leader su 100 sono donne. In Giappone, Russia, Cina, India e Brasile non superano il 10% e negli Stati Uniti non raggiungono il 20%, seguiti da Regno Unito, Canada, Australia e dalla Ue, che resta sotto la media con l’11,7%. I giovani fino ai 35 anni sono praticamente non pervenuti e arrivano a malapena allo 0,5%. Onore al merito dell’Europa di avere cominciato a invertire la rotta con Angela Merkel e i suoi sedici anni di cancelleria tedesca, Christine Lagarde alla guida della Bce, Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea e, da poco, Roberta Metsola alla presidenza dell’Europarlamento. Nel Nord del Vecchio Continente troviamo poi il nome della nuova premier francese Elisabeth Borne che si aggiunge a quello di Magdalena Andersson, dal 2021 prima donna alla guida del Parlamento svedese. Nello stesso anno la 43enne Kaja Kallas è diventata premier dell’Estonia, che vanta anche una presidente della Repubblica, Kersti Kaljulaid. Il primo ministro della Lituania da 2 anni è Ingrida Simonyté, e quello dell’Islanda dal 2017 è Katrín Jakobsdóttir. A loro se ne aggiungono altre a capo di ministeri importanti e strategici.
Tutti luoghi dove hanno capito – come rilevano ormai moltissimi studi – che le donne al potere portano più innovazione, più empatia, migliore comunicazione, sono migliori mentori; in due parole, sono leader più efficaci e più produttive che aumentano la diversità di idee e di talenti. E sono più brave a gestire e risolvere le situazioni di crisi. Vi immaginate come sarebbero andati i colloqui di pace tra Ucraina e Russia se a quel tavolo ci fossero state delle donne? Invece zero, solo maschi, solo testosterone. E la guerra continua più brutale che mai. Forse dovremmo smetterla di stupirci per una donna premier e giovane. E indignarci per tutti quegli uomini anziani, ma soprattutto inetti, che si tengono strette le poltrone.
LE LEADER PORTANO INNOVAZIONE E SONO PIÙ BRAVE A GESTIRE E RISOLVERE LE SITUAZIONI DI CRISI