ROMANZO POPOLARE (PEN)ULTIMO CAPITOLO
IL FIGLIO, L’ASSISTENTE, IL FINTO MARITO & GLI ALTRI E LA LOLLO-STORY DIVENTÒ UN SERIAL TV
l testamento di Gina Lollobrigida è, per ora, l’ultimo capitolo del più straordinario romanzo popolare andato in onda sulle tv nazionali in questi ultimi anni. Solo che non è una fiction interpretata da attori professionisti, è un reality che in qualche modo si è “scritto” da solo perché i protagonisti hanno un nome e un cognome, a cominciare dalla “Bersagliera”, dai suoi parenti, dai suoi assistenti, da una corte composta da amiche, conduttrici, avvocati, giudici, fans, spettatori di Domenica in e di altre trasmissioni. Alla fine, siamo stati presi nel gioco, non ci siamo vergognati di cedere all’emozione di fronte alle lacrime vendicatrici di Mara Venier, abbiamo scoperto nel sorriso mellifluo del presunto marito Javier Rigau, nell’esagerata devozione di Andrea Piazzolla, nello sguardo malinconico del figlio Milko Skofic degli archetipi che bene o male ci appartengono; forse, questi archetipi, li abbiamo ereditati da altri “teleromanzi”, da altri racconti televisivi, da quei lunghi sceneggiati che abbiamo finto di seguire con sufficienza, ma sono nostri, non c’è nulla da fare, possiamo rifiutarli o illuminarli con i riflettori dell’ironia, ma nessuno potrà toglierceli dalle zone più recondite del nostro animo.
Adesso, però, come nei grandi feuilleton, bisogna fare un passo indietro per capire come ha preso forma questa lunga storia.
Gina Lollobrigida – la sublime, l’abbagliante, l’abbondante Lollo – è stata una delle grandi attrici del cinema
Iitaliano, un sogno voluttuoso fin dai tempi eroici della consacrazione in Pane amore e fantasia di Luigi Comencini (1953). I suoi ultimi anni, però, sono stati contrassegnati anche da vicende giudiziarie. Dal 2021 la diva aveva un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale per tutelare il suo patrimonio, così come richiesto in un’azione legale dal figlio Milko. Al centro dell’attività di indagine degli inquirenti c’è l’ex manager dell’attrice, Andrea Piazzolla, rinviato a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace e ora sospettato di essere un padre inadempiente. Piazzolla, secondo le accuse, avrebbe inoltre stipulato contratti di acquisto o leasing di auto e moto di lusso, tra cui Ferrari, Mercedes e Ducati, per un valore complessivo che supera il milione. Una storia minore che prende le mosse dalla storia maggiore: Piazzolla, da tuttofare con delega alla tintoria, diventa amministratore delegato delle società che gestiscono i beni della diva (la quale ha sempre ribadito con lucidità: «Dei miei soldi faccio quello che voglio»). Nel frattempo, quasi in diretta a Live–Non è la d’Urso su Canale 5 (prendere nota), Gina sbatte fuori di casa il nipote e la nuora, Dimitri Skofic e Maria Grazia Fantasia, che abitavano nella dépendance della nonna, collocata nella sua storica villa sull’Appia antica. Motivo? Alla base della lite ci sarebbero i rapporti già ampiamente deteriorati tra l’attrice e il figlio Milko, padre di Dimitri, che voleva interdirla: «La mia ex nuora sfrattata dalla dépendance della mia villa forse crede di essere stata sposata con me. Ma è ora di uscire da questo equivoco. E che vada a lavorare seriamente».
La prima riguarda i funerali di Gina organizzati da Tiziana Rocca che a I fatti vostri su Rai2 (prendere nota) confessa: «Ho organizzato i suoi funerali, ho cercato di fare solo le sue volontà». Lo aveva già dichiarato a Storie italiane su Rai1 (prendere nota) per smentire Javier Rigau che alla stampa spagnola aveva dichiarato di essersi fatto carico, in modo esclusivo, dell’organizzazione del funerale dell’attrice, in quanto marito.
E infatti, la seconda puntata riguarda proprio il testamento: Gina, a parte la cosiddetta “legittima”, destina metà del suo patrimonio al figlio Milko e l’altra metà a Piazzolla, suo ex segretario e factotum. Ma per l’avvocato di Rigau qualcosa non torna. Ospite di Mattino Cinque news su Canale 5 (prendere nota) afferma: «Arredi e mobili non compaiono nel testamento. Non solo gioielli, auto e soldi, ma sono scomparsi anche arredi e mobili che erano presenti nella casa di Via Appia, in cui viveva Gina Lollobrigida». A Storie italiane (prendere nota) interviene l’ex magistrato Antonino Ingroia, quello della “trattativa Stato-Mafia”: «L’ho assistita negli ultimi due anni e tra noi è nato un rapporto di fiducia e di frequentazione. Non mi sento di fare affermazioni definitive, ma non credo si sia realizzato il suo desiderio di morire in pace». Dunque, la storia non può finire con la morte della protagonista. E infatti ci sono strascichi. Mara Venier, la “zia Mara”, rivela di aver ricevuto una denuncia dal presunto marito Francisco Javier Rigau y Rafols: «L’ho ricevuta dal Signore Spagnolo, come lo chiamo io: ha denunciato tutti, per via dell’intervista rilasciata a Domenica In da Gina». E poi promette di non dedicare più spazio in tv alle vicende: «Non ci tornerò più su perché, da qui in poi, tutto rischia di diventare gossip. Gina ha il diritto al silenzio e al rispetto».
Come nei grandi romanzi popolari i personaggi, nonostante reiterati colpi di scena, non mutano: chi era buono era già buono prima, chi era cattivo lo era prima di incontrare Gina. Lo spettatore segue con interesse perché accadono molti fatti impensabili (impensabili nella vita ordinaria dello spettatore) ma questi fatti alla fine non alterano il moto ondoso della realtà. E poi, statene certi, la storia in tv continuerà ancora, come esige ogni vero romanzo popolare.
Nota: quel “prendere nota” che ogni tanto appare sta a significare la presenza di un artificio narrativo tipico del feuilleton: la reiterazione della storia, la ripetizione ossessiva dei fatti. Il narratore ideale ha spalmato su tutte le reti televisive gli ultimi anni della diva, ripetendo il racconto dei fatti in tutte le salse. Non importa chi dica il vero, importa che lo spettatore, anche il più riluttante, entri in questo calderone, entri fino al collo nella situazione per immedesimarsi nella storia.