MONOGAMI IN CRISI E NUOVE GEOMETRIE DI COPPIA TRADIRE È (ANCORA) MALE?
Mentre il poliamore cerca di farsi istituzione, rivendicando diritti e doveri, uno psicoterapeuta indaga sulla felicità (e sull’infelicità) delle relazioni, proponendo un finale diverso per le favole: «Vissero felici e contenti per un sacco di anni, poi si guardarono in faccia e si parlarono...»
o provato a contare il numero di coppie che conosco di persona e posso definire stabili, fedeli e felici. Ho realizzato che le dita delle mani non mi servono tutte e ho capito che esiste un problema. La monogamia è in crisi, il dato più evidente non è tanto l’incremento dei divorzi, che sembra si sia stabilizzato, ma la ridotta frequenza dei matrimoni, tenendo però conto della maggior difficoltà dell’Istat a conteggiare le convivenze, che magari sono tante e piene di gioia.
Il percorso dell’evoluzione ci ha disegnati per essere monogami e fedeli vita natural durante? Se è così, come si spiega la somma di separazioni, di tradimenti e, meno misurabile ma palpabile, d’infelicità nella relazione?
Quando ho realizzato che due mani intere erano troppe per contare le coppie felici ho deciso di scrivere Stranamore ha la meglio. Monogamia, poliamore, infedeltà e uno psicoterapeuta (Baldini + Castoldi). Avevo bisogno di capirci
Hqualcosa. Come dovevo pormi davanti ai miei pazienti che mi raccontano storie di tradimenti e infelicità coniugali, di relazioni che si mantengono in equilibri scaleni o che persistono al di là della loro data di scadenza, da tempo raggiunta? È male tradire? È bene rimanere anche se passione, affetto e sostegno reciproco da tempo si sono volatilizzati come il vino usato per sfumare il soffritto?
Alla crisi della coppia monogama tradizionale fa da contraltare il farsi comunità di chi pratica il poliamore, meglio definito non-monogamia consensuale o etica. Ne esistono molteplici configurazioni. La coppia aperta, che consente a entrambi i partner di avere rapporti sessuali con altri, poi si torna a casa e ci si vuole bene solo in due. Altre relazioni consentono il coinvolgimento sentimentale con più partner, qui s’intenda poli-amore alla lettera. Attenzione, si tratta di relazioni che differiscono in modo netto dall’infedeltà. Etico significa che è tutto dichiarato, negoziato, alla luce del sole. A volte esiste una coppia principale e relazioni secondarie, altre volte i partner possono avere tutti eguale
status. Esiste una certa variabilità di geometrie.
Un caso è balzato all’attenzione delle cronache americane. Ashley e Erik sono sposati. Conoscono Nate giocando a Dungeons & Dragons. Valicano i confini del gioco di ruolo: Nate s’innamora di Ashley. Fin qui, una storia vecchia. Poi s’innamora anche di Erik. In entrambi i casi ricambiato. La coppia, che aveva due figli, diventa un trio e Nate diventa il “papà bonus”. A Somerville, Massachuttes, la poligamia è vietata e i tre firmano un contratto che non ha valore di matrimonio: sancisce gli alimenti e le responsabilità genitoriali caso mai qualcuno dal trio si separi per scelta o, ahimè, per morte sopraggiunta.
Il poliamore cerca di farsi istituzione, è in corso un dibattito per legislare in materia: che diritti ha chi è coinvolto in una relazione poliamorosa? Non ho una risposta, bussate alla porta dei giuristi per questi aspetti, la mia è un’attenzione da psicologo. La domanda che mi incuriosisce è: il poliamore è un’alternativa valida alla monogamia stabile o all’infedeltà vissuta, come tradizione comanda, di nascosto?
Ci ho studiato su, ho esaminato i dati, sono giunto a una conclusione: del fato dei poliamorosi non sappiamo niente. Esatto: niente. Sono relazioni destinate a stabilità, felicità e soddisfazione? Oppure resteranno traballanti, incerte e insicure, ricche di una sessualità viva, appagante e varia a breve termine, ma destinate a interrompersi prima del tempo? La letteratura scientifica non ci dà informazioni, se non che chi lo pratica si dice soddisfatto sessualmente e vittima di stigma sociale. Stigma che, riconosco, ho avvertito anche io nel leggere i primi commenti a Stranamore. Molti mi hanno detto che monogamia e infedeltà le capiscono, ma il poliamore sembra loro una bizzarria fuori contesto. D’altra parte i poliamorosi hanno spesso un’attitudine contromoralistica, si ergono ad araldi di un modo di amare libero dai vincoli del cristianesimo e della morale occidentale, un modo migliore. Ho osservato uno scontro ideologico, zeloti contro zeloti, una storia vecchia.
La realtà è che avremmo bisogno di studi per capire se i poliamorosi possano aspettarsi un benessere di lungo ter
Nmine. Ne conosciamo solo, da una ricerca recente, alcune caratteristiche di personalità. I poliamorosi appartengono alla grande famiglia dei cercatori di rischi, come ci si aspetterebbe, e sono meno avversi ai germi. Per buffo che sembri, quest’ultimo dato è importante, perché è correlato a scelte di vita e politiche meno conservative. Attenzione però, lo studio mostrava che adottavano comportamenti sessuali sicuri quanto i monogami. È probabile che la spinta al rischio che li caratterizza sia temperata dalla valenza etica che guida questa comunità: libertà sessuale e amorosa, ma tutto alla luce del sole e nel rispetto del partner. Questo sappiamo di loro dalla scienza psicologica e non di più.
Ho studiato il manuale di riferimento, La zoccola etica, datato 1997, un’era geologica in tempi scientifici. Tanto rivoluzionario e anticonformista nelle intenzioni, quanto labile per argomentazioni e banale nella forma: un tipico manualetto americano pieno di entusiasmo, istruzioni fai da te per una vita poliamorosa felice. Come affrontare i problemi delle non-monogamie? Con una serie di esercizi per calmare le emozioni, la gelosia fra tutte, che lo stile di vita facilmente attiva. Strategie che i terapeuti apprendono nei primi sei mesi di formazione e di cui imparano i limiti nel corso di tutto il resto della vita professionale.
Al di là dei proclami, la stessa vita sentimentale delle due autrici, Dossie Easton e Janet Hardy, sembra tutt’altro che felice. Hanno affrontato separazioni conflittuali e dolorose. Un punto infine particolare mi lascia perplesso, quando affermano che l’amore si moltiplica.
Certo, anche i pani e i pesci. Le autrici in effetti fanno riferimento al miracolo. Sembrano crederci. Cosa posso commentare se non: amen? La comunità, devo riconoscere, sull’idea di vivere in una dimensione venata di sovrannaturale è divisa, chi ci crede, chi è più scettica, perché la gelosia non la domi così facilmente. Di fatto, lo scienziato affamato di dati per conoscere il destino del poliamore rimane a digiuno. Scoprire che la sua colonna sonora è cantata a Sanremo da Rosa Chemical, Made in Italy, rende ancor più scettici. La mia scommessa teorica è che si tratti di un modo di amare adatto a certi temperamenti. Scrivo in Stranamore: «Li cercherei prima tra gli amanti dello sci estremo e delle immersioni in grotta».
E allora la monogamia? Qual è la sua tessitura e il suo destino?
OGGI LE COPPIE AFFRONTANO UN PERCORSO LUNGO PIÙ DECENNI: MA NOI CI TRASFORMIAMO, QUANTO È FACILE CHE, A UN CERTO PUNTO, CI SI PERDA?
VSi tratta di un artificio, un’invenzione dei bigotti che si sovrappone a una natura umana che di suo scorrerebbe libera da costrizioni e più felice? No. È il frutto di un lungo adattamento evoluzionistico che ha selezionato individui che privilegiano qualità e stabilità dei rapporti e investimento nella cura della prole, rispetto alla quantità. Attenzione, la monogamia non ha soppiantato il libero amore, ha sostituito la poliginia! Rispetto a quest’ultima fornisce coesione alla comunità e riduce insicurezza e violenza. Pensare che la monogamia sia un’imposizione del moralismo cristiano è una falsità grossolana. I tempi del suo imporsi come modello dominante sono quelli della storia della specie sapiens, l’area di diffusione è il globo.
E allora, teniamo il finale delle favole intatto come da canone: e vissero per sempre felici e contenti? Gli antropologi evoluzionisti ci dicono che un tempo per alcuni era così, ma per un motivo poco romantico: la vita media era breve. Ti sposavi giovane, ti promettevi amore eterno, poi tra carestie, invasioni, pestilenze, freddo e gelo uno dei due partner terminava il cammino nelle valli terrene. Il sopravvissuto, altrimenti detto vedovo, si attrezzava ad amare di nuovo. Ci siamo evoluti come monogami seriali.
Oggi la coppia, per rimanere stabile a vita, dovrebbe affrontare un percorso lungo decenni, molto più di quanto i nostri progenitori fossero attrezzati a reggere. Gli anni in più che scienza e medicina ci hanno donato sono un’invenzione tecnologica che si sovrascrive alla tessitura biologica. Il mondo è ricco di stimoli e informazioni in dosi senza precedenti. Quanto possiamo sperare che lo stesso partner, che al contrario del passato sopravvive a lungo, continui a essere il compagno adatto a noi che un giorno scegliemmo? Cresciamo e ci trasformiamo, mutiamo ed esploriamo, quanto è facile che a un certo punto ci si perda?
Da scienziato, da osservatore e da padre mi chiedo: cosa possiamo trasmettere alle generazioni che si affacceranno al mondo dell’amore e a chi ci si trova già dentro e non sa cosa aspettarsi dal futuro? Una cosa suggerirei. Il finale delle favole andrebbe riscritto così: si amarono e vissero insieme felici e contenti per un sacco di anni. Poi si guardarono in faccia e si parlarono, ma al vostro autore il contenuto di quel dialogo non è stato svelato.