EUFORIA O INQUIETUDINE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI NUOVA GENERAZIONE METTE TUTTI ALLA PROVA
Generativa. È bastato aggiungere un aggettivo e quanto avevamo intuito, anche solo in parte, dell’Intelligenza Artificiale è diventato passato prossimo. Quelle straordinarie funzioni di AI che hanno già pervaso le nostre vite si sono allineate come un picchetto d’onore davanti a una giovane capitana: l’Intelligenza Artificiale “generativa”, con “potenziale trasformativo”, entusiasmante e preoccupante allo stesso tempo. In risposta a una nostra richiesta, semplice come impone la tecnologia che funziona, la macchina sa generare qualcosa che prima non esisteva. Un testo che si rivela pertinente, intonato al registro di una conversazione. Oppure un’immagine inedita, incredibile come il Papa in maxi piumino di lusso ma plausibile fino all’ultima sfumatura di bianco.
Le applicazioni possibili dell’AI sono da capogiro globale (potrà prevedere disastri naturali, combattere la crisi climatica e la fame nel mondo, rivoluzionare la medicina…). E così, quelle personali. Con un tutor generativo nel taschino, possiamo imbastire una tesi sulle relazioni euroasiatiche, ottenere in un minuto il riassunto del capitolo VIII dei Promessi Sposi, tradurre da ogni lingua, pronosticare l’andamento di un titolo in Borsa, realizzare un sondaggio che ci riveli il “sentiment” generale prima di un acquisto. Un balzo paragonabile all’avvento dei social media. Un terremoto sui mercati che ci riporta allo sbarco di Windows95 o dell’iPhone.
Bastano pochi numeri. ChatGpt, il primo programma generativo offerto (gratis) agli utenti, o Midjourney, che “scatta” istantanee inedite quanto false (il Papa di cui sopra in “Monclero”, Meghan e Kate abbracciate), hanno registrato un incremento delle sottoscrizioni superiore a quello mai raggiunto da Instagram e TikTok. Microsoft ha investito 10 miliardi in OpenAI, l’azienda che ha lanciato ChatGPT bruciando la concorrenza. Google e Meta hanno ripianificato tutte le strategie. I cinesi di Baidu avanzano con i propri chatbot nella nebbia delle guerre commerciali e diplomatiche.
Una nuova corsa all’oro tecnologico è cominciata. E noi ci troviamo catapultati all’incrocio tra euforia e inquietudine. Ricordiamo come, con il diffondersi dei social network, ci ripetevano che la società sarebbe diventata un posto migliore, che saremmo stati più uniti e felici. La sensazione, nonostante le prove dolorose di errori commessi solo ieri, è che la frenesia della crescita stia – di nuovo – bruciando ogni cautela.
Abbiamo attraversato i secoli interrogando l’Essere davanti al Non Essere, ci siamo aggrappati all’autenticità fino all’ultimo respiro del ‘900. E ora ci sentiamo minacciati da un mare grosso, spumeggiante di segni, parole e immagini che sembrano trascinarci al largo di certezze intime e argini filosofici. Ma, in tutto questo, è utile invocare «una moratoria di sei mesi» come hanno fatto i firmatari di una lettera aperta (tra loro l’imprenditore Elon Musk e lo storico Yuval Noah Harari)? Ed è uno scudo efficace il blocco delle utenze italiane su ChatGPT ottenuto dal Garante della Privacy per proteggere i nostri dati? Lo stop alle innovazioni, comprese quelle che spaventano, sembra non essere mai servito a molto. Lo stesso numero uno di OpenAI, Sam Altman, ammette che la super macchina generativa «rappresenta sia la più grande minaccia all’umanità sia una leva straordinaria per migliorare l’umanità stessa». Dovremo stimolare istituzioni e forze politiche, insediare regolatori competenti e aggiornati per deviare l’acqua delle possibilità verso di noi. Incontro a noi. Dovremo chiedere al sistema BigTech di non sguarnire quei comitati etici che provano a salvaguardare la sicurezza nella velocità, mantenendo intellegibile/spiegabile l’elaborazione delle risposte. Dovremo integrare il linguaggio razionale dei computer con gli spazi che si apriranno – alleggeriti, liberati – al nostro ragionare umano. Originale, imprevedibile. Capace di scarti di senso e di saldezza etica. Ha scritto un Kissinger quasi centenario che questa collaborazione andrà ad accelerare «nelle percezioni umane una trasformazione del nostro ruolo e della nostra funzione».
I TESTI CHE SEMBRANO SCRITTI DA NOI, L’IMMAGINE (FALSA) DEL PAPA IN PIUMINO: UN BALZO POTENTE, COME È STATO PER I SOCIAL MEDIA