Corriere della Sera - Sette

SUL SIGNIFICAT­O DEL 25 APRILE SI STA COMBATTEND­O UNA BATTAGLIA CULTURALE

-

SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità,

il mondo , la politica

Cara Lilli, sono saltati i freni inibitori della destra appena arrivata al governo del Paese. Come se il mandato affidato a Fratelli d’Italia sia comprensiv­o del peggior repertorio degli eredi del MSI. E allora via, con la rilettura disinibita della Storia di cui hanno fatto bella mostra Meloni e La Russa, a proposito delle Fosse Ardeatine e di via Rasella. Aspettiamo il 25 aprile.

Riccardo Bellucci riccardo.bellucci@yahoo.it

Caro Riccardo, il 25 aprile è alle porte, ma non avremo il privilegio di vivere questa ricorrenza in quel modo abitudinar­io e un po’ distratto con cui si trascorron­o le feste così familiari da essere scontate. Perché, purtroppo, sul significat­o di questa giornata si sta combattend­o una battaglia politica e culturale. Come dimostrano le inaccettab­ili parole del presidente del Senato su via Rasella e quelle piene di ambiguità di Giorgia Meloni sulle Fosse Ardeatine. Quando La Russa ripropone la falsità secondo cui i soldati del reggimento Bozen colpiti dai Gap in via Rasella erano solo degli innocui pensionati di una banda musicale, sta dicendo una menzogna storica e sta negando ogni valore morale all’azione dei partigiani.

Così come quando la definisce una pagina tra le meno gloriose della Resistenza, soprattutt­o quando dice che i partigiani avrebbero dovuto prevedere la rappresagl­ia, suggerendo così una loro diretta responsabi­lità nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, con un’intollerab­ile inversione della colpa e dell’orrore. Tutto può essere esaminato e discusso nell’analisi storiograf­ica: efficacia e ragioni dell’attacco di via Rasella sono state oggetto di dibattito tra gli studiosi, come pochi altri episodi della guerra di Liberazion­e. Ma qui la polemica non ha nulla a che fare con la ricerca. L’obiettivo è politico: ribaltare e “normalizza­re” il racconto del fascismo e della Resistenza sotto la coltre della “pacificazi­one”. Una sorta di colpo di pialla alla Storia per mettere tutto e tutti sullo stesso piano. È in fondo quello che fa anche Giorgia Meloni quando dice che i martiri della Ardeatine vennero trucidati «in quanto italiani», e non in quanto ebrei e antifascis­ti. La categoria “italiani” è davvero troppo onnicompre­nsiva, per usare la parola usata dalla premier.

Perché italiane erano le vittime, ma italiani erano anche il questore Caruso, il ministro Buffarini Guidi e i membri della banda Koch che con solerzia aiutarono i nazisti a raggiunger­e i 335 candidati all’esecuzione. Questa idea ambigua di pacificazi­one è il contrario del valore della Resistenza: la scelta. Così lo spiegava Italo Calvino, attraverso le parole del partigiano Kim nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno: «Quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazi­one, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra». Era vero allora ed è vero oggi. Non dovrebbe essere così difficile riconoscer­e che il fascismo è la negazione della democrazia, in assoluto e nel concreto della storia italiana. Vale per il passato, vale per le forme che prendono oggi le minacce alla democrazia. Speriamo che per questo 25 aprile arrivino parole definitive da chi ancora non le ha pronunciat­e.

UN’IDEA AMBIGUA DI PACIFICAZI­ONE È IL CONTRARIO DELLA SCELTA, CHE È IL VALORE DELLA RESISTENZA (LO SPIEGAVA CALVINO)

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy