IL PODISTA ORA È UN RUNNER (COME LA TOVAGLIETTA, IL CAMERIERE, IL TROVAROBE)
In occasione degli ultimi fatti di cronaca, i giornali e le televisioni quasi unanimi hanno decretato di fatto la fine del termine podista come corridore a piedi a favore di runner. Evidentemente runner è considerato, come dire, più figo: pardon, trendy…
SUL FILO DEL RASOIO. La prima cosa che mi viene in mente quando sento quella parola è ancora un film del 1982: Blade Runner. Titolo che letteralmente evocava appunto l’immagine di qualcuno che corre sul filo del rasoio, ma nella versione italiana non fu tradotto. Dieci anni dopo, stando ai vocabolari, comincia in Italia la specifica fortuna sportiva di questo anglicismo. Da allora a oggi la parola ha acquisito, anche nell’uso italico, altri significati: forse perché ormai andiamo un po’ tutti di corsa. Ecco allora il runner che – drappo di stoffa stretto e lungo – si stende sulla tavola al posto della tovaglia (seconda accezione riportata nella voce dello Zingarelli). Ecco il runner che al ristorante è addetto allo smistamento dei piatti dalla cucina alla sala (seconda accezione del Devoto Oli). O il runner che corre di qua e di là sul set per svolgere le commissioni necessarie alla produzione. O ancora – last but non least, anzi first –il front runner che nella corsa elettorale parte in testa, anche se poi non sempre vince. Certo, volendo le parole italiane ci sarebbero: tovaglietta, cameriere, trovarobe,(candidato) favorito; ma evidentemente a molte orecchie suonano troppo semplici, dirette, antiquate.
Il footer non fa footing
E, sì, Angelo: lo stesso discorso probabilmente vale per il nostro podista. Penso alla copertina con cui nel 2018 il mensile Correre festeggiava il suo 400° numero. Il titolo era Come eravamo e come siamo e nell’articolo di presentazione si leggeva: «A noi, però, piace anche pensare che l’antico podista e la runner di oggi altro non siano che due proiezioni della stessa anima». Le due parole a indicare due diverse fasi storiche dell’amore per la corsa. L’una non esclude l’altra, in realtà: ci sono ancora molti annunci di gare podistiche e a cui partecipano società podistiche che però schierano atleti e atlete che difficilmente si definirebbero podisti/e. Stando a Google, la frase «sono un/a podista» appare in circa 12.150 pagine: «sono un/a runner» in 33.270. In rete si spiega che si può definire runner solo chi corre a un ritmo medio superiore a 10 chilometri l’ora: gli altri sono jogger, cioè corricchiano facendo jogging. Altra parola inglese, che ha sostituito già da un po’ la fantasiosa footing creata in Italia traducendo il piede greco dell’etimo di podismo: da pus, podós a foot. (Oggi si parla spesso anche di footer; a tutt’altro proposito, però: per indicare, nel web, quello che un tempo era il piè di pagina). Ma attenzione: anche podismo e podista sono forestierismi, perché derivano rispettivamente dai francesi podisme e podiste. Per assurdo, si potrebbe provare a mettere tutti d’accordo proponendo di italianizzare runner in ranno (tanto il bucato con la cenere chi lo fa più?). È uno scherzo ovviamente, visto che questo tipo di adattamenti non si usa ormai da tanto tempo, ma non dimentichiamoci del film: «ho visto che voi umani …».
POI C’È ANCHE IL JOGGER CHE FA JOGGING, MENTRE IL FOOTER NON FA FOOTING: È IL FONDOPAGINA