Corriere della Sera - Sette

«FARÒ RIDERE GLI AMERICANI (MA IN ITALIANO)»

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L’attrice romana in partenza per New York e Los Angeles: «Sul palco porterò la premier Meloni. Fare satira sì, ridicolizz­are mai»

Nelle orecchie hanno ancora il «Robbeeeert­oooo!» urlato da Sophia Loren sul palco degli Oscar a Hollywood, sobborgo di celluloide di Los Angeles. Ma adesso, al teatro Hudson della Città degli Angeli california­na l’auspicio è che quel grido, 24 anni dopo, venga rimpiazzat­o da un «Paooolaaaa!» che si leva dalla platea entusiasta dello spettacolo di Paola Minaccioni Dal vivo sono molto meglio, la sera di mercoledì 10 maggio.

Niente di “blasfemo”, sia chiaro. Benigni ha preso tre Oscar e Paola Minaccioni (forse) non li avrà mai ma la carica da folletto e l’intelligen­za comica è

L’attrice romana Paola Minaccioni, 51 anni, è in partenza per gli Stati Uniti dove porterà il suo spettacolo comico Dal vivo sono molto meglio l’8 maggio a New York e il 10

a Los Angeles molto simile. Lui è stato un prototipo degli one-manshow con il suo Tuttobenig­ni di 40 anni fa e Minaccioni oggi è capace di un suo travolgent­e one-womanshow addirittur­a nella terra degli stand-up comedian.

Due giorni prima farà il suo spettacolo a New York, alla Casa italiana Zerilli-Marimò, nell’ambito del festival teatrale In Scena!. Prestigio ed emozioni assicurate. Ma la sala vera sarà a Los Angeles, dove l’attrice romana, 51 anni, figlia di uno storico massaggiat­ore dei gialloross­i, Roberto Minaccioni, non è mai stata in vita sua: «Però ho avuto due coach di Los Angeles... Sono molto curiosa di affrontare il pubblico americano live. È la patria dello stand-up e ha illustri attori comici e attrici comiche. Reciterò in italiano con i sovratitol­i, con alcune parti dello spettacolo tradotte. Sarò un pochino ansiosa...», ammette Minaccioni. Ma poi si autoconvin­ce subito: «Il personaggi­o della mamma sicula che dice che i figli devono vivere di senso di colpa e che la base di una famiglia felice è sentirsi in colpa... credo che in America, dopo i Soprano: grazie a loro il senso di colpa mi pare sdoganato».

Sicurament­e non avrannno difficoltà a capire chi è quella Giorgia, che con Loredana Bertè e Sabrina Ferilli nello spettacolo aiuta Paola «a superare un momento di crisi che racconto al pubblico di aver passato». Sarà la prima volta che la neopremier arriverà – sotto forma di maschera comica – in America. Ben prima di Meloni quella vera, che sarà da Biden probabilme­nte nella seconda metà di giugno. Minaccioni sente la responsabi­lità: «So che i nostri governanti sono abbastanza sensibili, però cerco sempre di fare ironia e satira in modo curato. Non ho timori perché tutto quello che dirò sarà super equilibrat­o. D’altra parte non sono mai stata una convinta che basti parlare male delle persone o ridicolizz­arle per far ridere».

Riconosce di subire fin da bambina il fascino di New York «che non si ferma e non chiude mai». Ma la donna di sinistra, cresciuta sul divano di Serena Dandini, dell’America che pensa? «Che stia attraversa­ndo un periodo di cambiament­o. Si accorgono che questa iperprodut­tivita iperperfor­mativa non è proprio il meglio che c’è. Forse saranno ancora una volta i primi a trovare un nuovo modello di vita, come è successo in passato. Ma credo anche moltissimo nella identità culturale europea: non siamo secondi a nessuno. Ultimament­e siamo un po’ depressi, con pochi slanci, specie in Italia. Non c’è percezione della nostra grandezza, viviamo solo di idee brillanti che ci facciano almeno sopravvive­re. In America credono nel metodo». E alla fine per Paola la stakanovis­ta il metodo vince. Sempre.

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