IL PORTIERE & LA TENNISTA RICORDANDO GOL E GONNELLINI SORRIDETE ANCHE VOI
PROFUGO E PORTIERE. La volta scorsa Dante Matelli ha ricordato Franco Sattolo, morto il 18 aprile, detto il Matto, profugo istriano che fu portiere di Samp e Torino, ma soprattutto, al debutto, capitano imbattibile del Marina di Massa, dove era rifugiato, e leggenda dei tifosi locali (tra cui Matelli stesso).
SECONDA PUNTATA DELL’AMARCORD. «Il Matto con una mano stava attaccato alla traversa e con l’altra si grattava il mento. Giocava in porta ma riusciva a far quasi sempre gol tirando dal calcio d’angolo. Era spiritoso e bellissimo, le istriane e le locali venivano a vedere le partite per lui. Un giorno, Frank Sinatra e Ava Gardner, di passaggio a Marina di Massa, si fermarono all’Hotel Tirreno e si affacciarono al balcone per salutare la folla. Alcuni di noi urlarono a Frank (che non ci pareva all’altezza di Ava): “Ridi ridi che mo’ arriva il Matto e te la porta via”. Tale era la nostra ammirazione. Sattolo arrivò in bicicletta che quelli se erano già partiti verso le Cinque Terre e la Costa Azzurra. Peccato. Quando passò alla Samp, ci venne da piangere a tutti. Fu in competizione con Battara, altro grande portiere, ma, almeno per me e per i massesi doc, non ci fu mai match. Lo incontrai secoli dopo, apriva bocca e io ridevo. Di lui parlavo spesso con Paolo Villaggio, sampdoriano, che sapeva di calcio e condivideva il mio entusiasmo. Quando andò al Torino per noi fu come fosse andato all’estero. La Samp pescava giocatori dalla costa, il mare, la spiaggia. Torino è in Piemonte. La prego, ricordando Sattolo, sorrida anche lei».
IL FINALE PERFETTO. Senza dubbio, se l’avesse visto, Ava sarebbe scappata con Sattolo piantando The Voice sul balcone dell’Hotel Tirreno. Il perfetto finale di un bel film da fare (prossimamente la sinossi).
LEA COME JANE AUSTEN. Silvano Calzini: «Lea Pericoli è stata la Jane Austen del tennis. Sembrava avere per la testa solo mutandine di pizzo e sottogonne di tulle rosa, ma le sue discese a rete non avevano niente da invidiare a quelle di McEnroe e i suoi leggendari lob liftati erano quelli di Federer mezzo secolo prima. Fino a qualche anno fa se passavate verso mezzogiorno a Milano dalle parti di via Arimondi era molto probabile che vi capitasse di vedere entrare nel glorioso Tennis Club Milano una elegante signora bionda. Arrivava sempre verso quell’ora, si aggirava nei paraggi del bar dove consumava qualcosa di leggero per poi andare a fare la sua partita quotidiana. Bastava vederla giocare per pochi minuti per capire che era Lea Pericoli, quella che fece scrivere ai giornalisti inglesi “Lea’s kick is chic!”.
P.S. Con kick nel tennis si intende il servizio nel senso del tennista che si protende per battere la pallina con la racchetta e, come conseguenza, alle donne il gonnellino si alza e lascia vedere le mutandine. In questo caso merlettate. Gioco, set, partita».
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LEA PERICOLI È STATA LA JANE AUSTEN DELLA RACCHETTA: SEMBRAVA AVERE IN TESTA SOLO I PIZZI, MA SCENDEVA A RETE COME MCENROE