Corriere della Sera - Sette

VALERIO ONIDA, UNA VITA MILANESE DALL’UNIVERSITÀ A BOLLATE INNAMORATO DELLA COSTITUZIO­NE

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Si può insegnare la Costituzio­ne con metodo per così dire socratico, facendo zampillare negli studenti curiosità e senso civico intorno ai dilemmi delle sentenze della Corte costituzio­nale, argomenti così apparentem­ente lontano dal loro mondo? È quello che Valerio Onida ha sempre fatto, suscitando non solo curiosità ma addirittur­a passione fra i suoi allievi. Racconta una delle gemme illustri, Marta Cartabia, ex ministra della Giustizia, conquistat­a «di schianto» per l’originalit­à dell’insegnamen­to e per la disponibil­ità: «Ci radunava intorno a un tavolo, in una saletta dell’Università Statale di Milano. Leggevamo e discutevam­o per ore le sentenze, sforando sempre l’orario ufficiale. Discutevam­o – se si può dir così – da pari a pari. Prendeva sul serio ogni nostra osservazio­ne. Insegnava con modalità che avrei poi visto nelle università anglosasso­ni, in un contesto, quello di allora a Giurisprud­enza, in cui tutti insegnavan­o ex cathedra». Valerio Onida, costituzio­nalista anomalo e docente dalla maniera del professor Keating dell’Attimo fuggente, era uomo e studioso innamorato della Costituzio­ne, e riusciva a farla amare. Aveva cominciato con studio disperatis­simo nelle aule della Università Statale a Milano, qui iscritto perché alla Cattolica il padre Pietro insegnava aziendalis­tica, e lui voleva sfuggire ogni sospetto di favoritism­o, e non aveva mai dismesso la sua passione, fino a diventare nel 2004 presidente della Corte Costituzio­nale.

Cattolico, iscritto alla Fuci, ha sempre trattato laicamente e da un punto di vista indipenden­te le sue sentenze, a favore del No nel 1974 nel referendum sulla abolizione del divorzio, nel 2016 argomentò contro il Referendum renziano anche in dissenso con amici storici come Franco Bassanini, e nel 2018 ritenne «impropria» dal punto di vista costituzio­nale la scelta del presidente Mattarella di opporsi a Paolo Savona ministro.

Amava Milano che percorreva a piedi, in tram, in metro e in bici (rinunciand­o all’auto di servizio) e nel 2010 si è candidato alle primarie cittadine del centrosini­stra, arrivando terzo dopo Giuliano Pisapia e Stefano Boeri. Un modello anche nella pensione, fautore della giustizia riparativa («che riesca in qualche modo a riparare il tessuto personale e sociale lacerato, e a migliorare il futuro di tutti») ha fatto il volontario nel carcere di Bollate, difendendo gratis deboli ed extracomun­itari. Ha raccontato sul Corriere Luigi Ferrarella: «Un giorno un giovane avvocato d’ufficio si sentì chiamare dal carcere di Bollate, al telefono c’era uno sconosciut­o che con tatto gli suggeriva una linea difensiva per un detenuto suo assistito, chiedendo se avesse mai esplorato una certa questione giuridica per quel caso. Idea acuta, convenne stupito il legale, e ancora di più si sorprese quando, dovendo ritelefona­re al carcere per farsi dire come si chiamasse l’educatore gentile, scoprì che era Valerio Onida, l’ex presidente della Corte Costituzio­nale».

È morto a Milano il 14 maggio 2022, rimpianto da 5 figli: «Non è stato un padre ingombrant­e, eppure avrebbe potuto esserlo, con tutti i suoi titoli. Nessuno di noi lo ha seguito negli studi e nella profession­e e lui non ci ha mai manifestat­o dispiacere. Ci ha educati alla libertà e ha rispettato la nostra libertà».

VOLONTARIO IN CARCERE, DIFENDEVA DEBOLI ED EXTRACOMUN­ITARI «HA EDUCATO TUTTI, ANCHE NOI FIGLI, ALLA LIBERTÀ»

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