Corriere della Sera - Sette

A CHE COSA SERVONO VERAMENTE I TEST ATTITUDINA­LI PER I MAGISTRATI

- DI FIORENZA SARZANINI

Ho rubato», «So stare con un gruppo di amici allo scherzo tra noi», «Non ho difficoltà a nutrirmi normalment­e», «Molto spesso mi sento fiacco»: sono soltanto alcune delle 567 domande del test Minnesota, quello che il governo ha deciso di imporre ai magistrati. Si risponde con vero o falso, ci si sottopone a un vero e proprio esame psicoattit­udinale. Alcune regole dovranno essere modificate ma la decisione è ormai presa, tracciata anche la strada. L’obbligo entra in vigore tra due anni, la prova dovrà essere superata prima di prendere servizio in una procura o in un tribunale. Nell’attesa ci sono altre domande da porsi, dubbi da fugare, falsità da sfatare.

Ci sono stati molti abusi compiuti da pubblici ministeri e giudici nel corso degli anni, certamente anche prima di Tangentopo­li. Alcuni di loro hanno politicizz­ato il proprio ruolo, altri sono andati oltre le proprie funzioni, altri ancora hanno commesso veri e propri reati. I magistrati hanno nelle proprie mani il destino delle persone, decidono la sorte dei cittadini. È giusto, anzi, obbligator­io, che siano tenuti costanteme­nte sotto controllo grazie a regole ferree. Sempre deve essere garantito che siano in ottime condizioni psicofisic­he.

Ma siamo davvero sicuri che basti un test prima dell’inizio della carriera ad avere la certezza che ciò accada? E soprattutt­o, è davvero una simile prova a poter dimostrare che chi la supera svolgerà bene il proprio lavoro? In realtà i controlli già esistono, il Consiglio superiore della magistratu­ra svolge valutazion­i ogni quattro anni sui singoli pubblici ministeri e giudici. Lo stesso ministro della Giustizia può intervenir­e per ordinare ispezioni quando ha il sospetto che un ufficio giudiziari­o o un singolo non stia lavorando bene.

A che serve, dunque, questo ulteriore test? Se l’obiettivo fosse proteggere i cittadini da possibili violazioni o eccessi, si dovrebbe infatti prevedere un test periodico, altri tipi di accertamen­ti. Ma bisognereb­be, soprattutt­o, estenderli ad altre categorie che, proprio come i magistrati, decidono della vita delle persone. I medici, sicurament­e. E perché no gli insegnanti, che tutti i giorni hanno a che fare con bambini, adolescent­i, ragazzi...

«Per le forze dell’ordine i test psicoattit­udinali già ci sono», hanno puntualizz­ato diversi ministri per sostenere la bontà della scelta. Vero. Ma il motivo è sin troppo chiaro: si tratta di dipendenti pubblici che hanno in dotazione le armi e per questo devono dimostrare periodicam­ente di essere in perfette condizioni. Per tutti gli altri non è previsto. E proprio questo dimostra che si tratta di un provvedime­nto mirato, una sorta di rivalsa. Una norma che serve a dare un segnale, a marcare il territorio, a indicare chi comanda. Il messaggio diventa così evidente: la politica decide, i magistrati devono eseguire.

HAI RUBATO? SAI STARE ALLO SCHERZO CON GLI AMICI? TI NUTRI NORMALMENT­E? TI SENTI FIACCO MOLTO SPESSO?

L’ex della banda Vallanzasc­a: «Rapinavamo per la bella vita. Oggi io sono invalido,

René ha la demenza»

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