AGLI EVASORI FISCALI CHIEDONO UN VOTO (E NON LO SCONTRINO)
Cara Lilli, ho letto con attenzione la sua risposta sull’evasione fiscale del 29 marzo 2024 e mi permetta questa osservazione; come la mettiamo con il suo conterraneo Jannik Sinner che ha la residenza fiscale a Montecarlo? Paga o non paga le tasse in Italia? E come lo possiamo definire: evasore, elusore o come? In previsione delle prossime Olimpiadi a Parigi, mi piacerebbe che il Coni dichiarasse a voce alta: «Gli Atleti che rappresenteranno l’Italia devono risiedere a tutti gli effetti (anche fiscali) in Italia, sennò stanno a casa».
Angelo Martinoli annicola@tiscali.it
Cara Lilli, tutto giusto quello che dice sugli evasori, ma perché si accanisce su Meloni che sta cercando di raccogliere le briciole. Cosa hanno fatto quelli prima di lei?
Giulio Guidotti giulio.guidotti.gg@gmail.com
Cari lettori, Jannik Sinner ha la residenza fiscale a Montecarlo come molti altri tennisti o sportivi che, visti gli impegni agonistici, passano la maggior parte del tempo all’estero. Non è il primo, non sarà l’ultimo. Per essere chiari, evitando fraintendimenti: l’evasione fiscale è un reato, una sottrazione alla comunità di una parte del proprio reddito che viene nascosta al fisco. E che fa sì che pochi paghino per i servizi che tutti usano. Punto. Il caso di Sinner è una cosa diversa: ha scelto di vivere nel principato, non ha nascosto i suoi redditi all’erario. Si può avere un giudizio morale su questa scelta, e personalmente condivido anche alcune delle obiezioni che gli vengono mosse. Non contribuire con le proprie tasse al benessere dei concittadini non è sicuramente il modo migliore di rappresentare il proprio Paese. La si può pensare, insomma, come Vasco Rossi che abita in Emilia Romagna: «Non pagare le tasse è una vergogna, io sono italiano, fiero e orgoglioso di esserlo, e ho voluto mantenere la residenza in Italia. Voglio e debbo versare tutte le tasse al mio Paese. Se guadagno, vuol dire che posso pagare». Chapeau.
Accostare Sinner agli evasori fiscali però è disonestà intellettuale, che probabilmente rientra nella categoria dei grandi alibi che molti italiani individuano per giustificare la propria idea di un fisco à la carte. Come dire: «Devo fare fattura io, quando Sinner che guadagna milioni non paga le tasse in Italia…». Troppo comodo, troppo facile. E se chi governa –come ora Giorgia Meloni – insiste sulla retorica del «pizzo di Stato» o del «fisco vessatorio», perché lei «non dirà mai che le tasse sono una cosa bellissima», il messaggio che manda è inequivocabile. L’Italia detiene da anni il record di evasione fiscale, e ovviamente non è colpa solo dell’esecutivo Meloni, ma anche di quelli che l’hanno preceduta. Constato, con amarezza, che anche questa presidente del Consiglio, che prometteva di ribaltare l’Italia, ha scelto di mantenere il passo di sempre, fra mini-condoni, rateizzazioni, rottamazioni e altre amenità del genere. Agli evasori in Italia più che chiedere lo scontrino si preferisce chiedere il voto.
NON CONTRIBUIRE AL BENESSERE DEI CONCITTADINI NON MI PARE UN BUON MODO DI RAPPRESENTARE IL PAESE