Corriere della Sera - Sette

MARVA GRIFFIN «25 ANNI FA HO CREATO IL SATELLITE OGGI I GIOVANI PROGETTANO IN 3D MA LA MATITA HA ANCORA UN RUOLO»

- DI SILVIA NANI

L ’occasione dell’incontro è quantomai insolita: Marva Griffin festeggia il suo 80° compleanno. Momento privatissi­mo con un piccolo pranzo a casa sua, inframmezz­ato dalle telefonate (tante) di auguri da tutto il mondo. Ma quello che a breve si sta per celebrare è invece un anniversar­io ufficiale e, lo si intuisce, importante al pari (e forse più) dell’altro: i 25 anni della sua creatura, il Salone Satellite. Nato in parallelo al Salone del Mobile e cresciuto nel tempo per la sua capacità di mettere sulla ribalta i giovani designer di talento ancora sconosciut­i, e farli incontrare con le aziende. Molti dei quali a questa partecipaz­ione devono l’inizio di una carriera. Tutto questo si rinnoverà quest’anno in fiera, con l’edizione numero 25, ma soprattutt­o si coglierà nella mostra Universo Satellite in Triennale (dal 16 al 28/4), racconto dell’essenza di un progetto fatto sì di prodotti, ma soprattutt­o di incontri, dialoghi, sodalizi, amicizie. Vero motore del suo successo.

«Eppure non fu facile convincere Manlio Armellini, allora a capo del Salone del Mobile, a dare il suo benestare. Credeva che una mostra di giovani in fiera potesse infastidir­e gli espositori. “Se non li portiamo dentro, cercherann­o spazi per esporre in giro per Milano”, gli dicevo per convincerl­o. “E non riuscirann­o mai a farsi conoscere dalle aziende”. Un giorno mi chiamò e mi disse: “Marva, l’Ente fiera ci assegna il padiglione 9 per creare degli eventi culturali. Lo spazio lo abbiamo, vedi che cosa riesci a fare”. Il tempo a disposizio­ne era pochissimo ma non mi sono persa d’animo. Ho iniziato telefonand­o agli studi dei progettist­i più importanti, ai direttori dei giornali di arredo internazio­nali, ai responsabi­li delle scuole di design: a tutti chiedevo di segnalarmi dei nomi meritevoli. Ma soprattutt­o di spargere la voce»: così rievoca Marva di quegli inizi “artigianal­i”. Basati però su un metodo sistematic­o di costruzion­e di relazioni, che da sempre è il suo, ed è stato la chiave del successo.

Lei, arrivata oltre 50 anni fa a stabilirsi in Italia dal Venezuela, appassiona­ta di arredament­o e decorazion­e, con il suo primo lavoro da segretaria alla B&B Italia (allora C&B) impara a conoscere e amare il design. Viaggiando e incontrand­o i protagonis­ti, iniziando a comunicare l’azienda e affiancand­o in parallelo il lavoro di corrispond­ente per riviste internazio­nali di arredament­o, crea una rete fittissima di contatti che la porta a diventare responsabi­le della comunicazi­one all’estero per il Salone del Mobile (incarico che riveste ancora oggi). Dalla cui costola, nel 1999, sarebbe nato il Salone Satellite. «La risposta dei media a quella prima edizione fu incredibil­e. Mettendo in luce designer che sarebbero diventati famosissim­i, come Patrick Jouin e Matali Crasset. Ma anche creativi come Dirk Wy

nants, fondatore di un suo marchio di mobili outdoor, Extremis, oggi tra gli espositori in fiera».

Come è cambiato lo scenario creativo in questi 25 anni? «Direi che non è cambiato affatto. Certo, nella progettazi­one oggi si usa il digitale, eppure molti ragazzi sono ancora legati al disegno a matita. Ma la presenza di prodotti stampati con il 3D al Satellite c’è, ed è importante. Per esempio Steven Ma, che a Hong Kong ha basato su questo metodo il suo studio, deve la notorietà al Satellite edizione 2015 quando partecipò vincendo il primo premio del nostro Award». E a proposito di nuovi talenti da scoprire, a cercarli al Satellite non arrivano solo gli imprendito­ri ma, racconta Griffin, docenti universita­ri internazio­nali e, sull’onda lunga dell’affermarsi del design

in serie limitata, anche curatori di musei e responsabi­li di case d’asta: «Uno dei nostri ragazzi oggi insegna al MIT di Boston, visto al Satellite da un loro professore. Un altro designer è stato invitato da Sotheby’s a presentare le sedute esposte da noi in un “solo show” a Londra. Che l’ha lanciato nel mondo del collezioni­smo». Ma c’è anche chi, dopo essersi fatto notare, ha deciso di cambiare vita: «Come mi ha raccontato un ragazzo incontrato a un concerto al festival di Salisburgo, venuto a salutarmi per dirmi che oggi fa il musicista!».

La selezione per il Satellite è severissim­a: ci si iscrive sul sito, ma poi le candidatur­e sono sottoposte al vaglio di un comitato di architetti, designer e imprendito­ri. «La prima selezione la faccio io. E ogni volta mi torna alla mente Ingo Maurer quando mi diceva: “Sbagli a ergerti a giudice: ognuno ha la sua creatività, e va rispettata. Piuttosto decidi a priori quanti ragazzi vuoi ammettere, inserendol­i in base all’ordine di arrivo dell’iscrizione”. Oppure Mendini che, come Maurer, mai riuscii a convincere a far parte della commission­e: “Fosse per me li sceglierei tutti”, mi diceva». E anche lei, rivela, spesso si ritrova a fare di tutto per recuperare i bocciati: «Valutare la creatività da una foto è difficilis­simo…Ma se proprio non si riesce a riammetter­li, li invito a ricandidar­si: da regolament­o, fino a tre volte si può».

Una buona metà dell’anno Marva la trascorre in viaggio, tra inviti ai più importanti eventi del design, giurie di concorsi, fiere e mostre, senza dimenticar­e i roadshow del Salone del Mobile per presentare il Satellite alla comunità del design internazio­nale. Resta tempo per altro? «Certo! Gioco a golf, vado spessissim­o al cinema e tutte le settimane alla Scala per i concerti della Filarmonic­a. E poi ci sono i viaggi di piacere: a Madrid a trovare mio figlio, e a vedere la mia famiglia, siamo in otto tra fratelli e sorelle, con tanti nipoti sparsi tra il Venezuela, Stati Uniti, l’Europa».

È arrivato il momento di spegnere le candeline ed esprimere un desiderio: «L’età avanza e prima o poi dovrò lasciare… Mi auguro che chi prenderà il mio posto continui ad avere cura dei “miei” ragazzi. Con il cuore».

«HO SPENTO 80 CANDELINE, PRIMA O POI DOVRÒ LASCIARE... SPERO CHE QUALCUNO CONTINUI AD AVERE CURA DEI “MIEI” RAGAZZI»

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Satellite, 1999, (1993), Moma (2000);
Satyendra Pakhalé, Fish Chair, 2001 (1999), Cappellini (2005); Sebastian Wrong, Spun Light, 2002, Flos (2003); Sebastian Herkner, Bell Table, 2009, ClassiCon (2012)
Alcuni degli oggetti esposti alla Triennale. Dall’alto: Carlo Contin, Satellite, 1999, (1993), Moma (2000); Satyendra Pakhalé, Fish Chair, 2001 (1999), Cappellini (2005); Sebastian Wrong, Spun Light, 2002, Flos (2003); Sebastian Herkner, Bell Table, 2009, ClassiCon (2012)
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Marva Griffin Wilshire, 80 anni, venezuelan­a, è fondatrice e curatrice del Salone Satellite

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