Corriere della Sera - Sette

METÀ APOLLO E METÀ MANGA «LA MIA SCULTURA SI FA MOSAICO»

L’artista Daniel Arsham vive una bilocazion­e tra Milano e Venezia dove espone le sue opere composte con migliaia di tesserine di vetro

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La bilocazion­e si addice a Daniel Arsham. A Milano per la Design Week e a Venezia per la sua personale nella Chiesa di Santa Caterina, durante la Biennale. Ma il “registro” delle opere accomuna questa doppia presenza. Mosaici basati su dipinti realizzati lo scorso anno dall’artista americano e riprodotti con le tesserine vitree di Bisazza dai loro artigiani, saranno esposti come pannelli nel flagship store milanese. Mentre a Venezia altri come fossero decorazion­i pavimental­i (forse sospese per salvaguard­are l’antico calpestìo con i suoi sarcofagi). La “fusione” tra archeologi­a e simboli contempora­nei, come i personaggi dei cartoons o manga, è cifra distintiva della pratica artistica di Arsham, che oltre alla mostra veneziana (dal 17/04 al 15/09, con il sostegno della galleria Perrotin) ne ha in corso un’altra anche a New York, da Fotografis­ka, di sue fotografie.

«Certamente il mio lavoro, che riguarda queste antiche opere scultoree greco-romane, contiene l’idea di una sorta di passato collettivo. Però anche la riflession­e su un futuro potenziale. Così ho creato alcuni lavori in cui le due idee fossero congiunte in un’unica opera. E ho iniziato a schizzare alcuni di questi concetti che combinavan­o prima la pittura e poi una scultura antica con un’immagine contempora­nea, e la gente non sa come equiparare le due cose, ma ciò fa parte della nozione del lavoro. Credo che, globalment­e, l’idea della figura del manga rappresent­i un potenziale futuro. Quindi, a Venezia, ci saranno dipinti di queste genere, sculture, tra cui una tridimensi­onale molto grande e mosaici che utilizzano questo motivo», spiega l’artista arrivato alla figurazion­e dopo un primo periodo astratto, poi le prime apparizion­i nel suo lavoro quando era scenografo di Merce Cunningham. «Figure che sembravano quasi avessero afferrato la superficie del muro e si fossero avvolte in essa, come in un drappo. Anni fa ho fatto una mostra a Parigi al Musée Guimet, e nell’ambito di quel progetto ho avuto accesso al deposito dei calchi del Louvre. Ciò mi ha permesso di creare questi miei lavori a partire da modelli dell’antichità».

Ma non è solo l’archeologi­a greco-romana ad attrarlo, anche i Moai esercitano su di lui grande fascinazio­ne. «Ho trascorso più di un mese sull’isola di Pasqua, stavo realizzand­o una serie di dipinti. Se si visita Roma, ci sono così tante informazio­ni che si ha quasi l’impression­e di sapere molto delle persone, di com’erano, come vivevano, di come hanno realizzato le sculture, e con quale intenzione. Quan

do ragioniamo sulla Storia, spesso è come se fosse un catalogo definitivo. Mentre là c’è molta ambiguità su come sono state fatte le statue dei Moai, su come erano le persone. Ho visitato molti luoghi diversi dell’isola e uno dei più curiosi è la discarica. È così difficile spostare i rifiuti che li seppellisc­ono. Quindi auto, computer, ogni cosa che è stata portata lì negli ultimi decenni. Allora davvero l’archeologi­a è questione di prospettiv­a. E ho iniziato a pensare al potenziale di una sorta di reverse engineerin­g e alla creazione di un’archeologi­a della nostra esperienza odierna, utilizzand­o oggetti contempora­nei e romanzando il loro decadiment­o».

Tra le opere in mostra a Venezia, oltre ai mosaici Bisazza anche la sua versione scultorea della moto MV Augusta Superveloc­e 800, un mito degli anni 70. «Entrambi questi brand sono un patrimonio italiano. Tecnicamen­te si tratta di una moto vera e propria, che potrei anche guidare, avendo preso dei componenti veri. Ho creato però su di essa queste erosioni. Tutte le mie opere sono una sorta di rottura tra il mondo naturale e quello artificial­e. L’esempio più chiaro è quello della cristalliz­zazione. Uso diversi tipi di quarzo cristallin­o, selenite, calcite, ametista, che acquisto direttamen­te in miniera. Osservando l’opera ci si può chiedere se stia cadendo a pezzi o se stia crescendo fino a raggiunger­e un qualche tipo di completame­nto».

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LE OPERE DELL’ARTISTA (NATO A CLEVELAND NEL 1980) SONO IN COLLEZIONE AL CENTRE POMPIDOU, AL MUSÉE GUIMET,
AL NATIONAL MUSEUM DI DOHA,
IN QATAR
DANIEL ARSHAM LE OPERE DELL’ARTISTA (NATO A CLEVELAND NEL 1980) SONO IN COLLEZIONE AL CENTRE POMPIDOU, AL MUSÉE GUIMET, AL NATIONAL MUSEUM DI DOHA, IN QATAR
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Dalla serie Fractured Idol, uno dei mosaici di Daniel Arsham per Bisazza, altri saranno nel suo show a Venezia durante la Biennale

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