«VIVO CIRCONDATA DA OGGETTI SENTO LO ZEN DI UNO SPAZIO PIENO»
Bethan Laura Wood conquista per la sua verve cromatica. Con i tappeti dedicati a tre femministe e uno specchio tropicale
La sola cosa che (r)esiste in bianco e nero nell’universo vitale di Bethan Laura Wood (oltre a un vestito di Zandra Rhodes) è la sua cagnetta Wilma. Per il resto è tutto in technicolor, lei stessa, ma anche l’ambiente in cui vive. La sua palette e i suoi pattern sono decisamente ispirati all’America Latina. «Il Messico è davvero il mio punto di riferimento. Sì, è difficile per me concepire solo il nero. Però sì, posso invece avvicinarmi al bianco e nero. Il colore è qualcosa nel quale m’impegno molto. Il motivo per cui molte persone si vestono solo di nero è perché dà sicurezza, mentre il colore suscita reazioni così forti!».
L’horror vacui non abita a casa sua. «Non sento mio lo zen di uno spazio minimalista. Sento lo zen di uno spazio pieno, con molti oggetti e cose da guardare e sono a mio agio in questa situazione. Cerco di vivere con il maggior numero possibile di oggetti che ho realizzato, in modo da capirli meglio (quello che preferisco è il mio cabinet a forma di bruco). E osservare cosa deve essere cambiato per migliorarli. Però mi piace avere un mix tra le cose mie e quelle trovate al mercatino delle pulci. E anche fare scambi con altri designer di cui stimo il lavoro. Martino Gamper è stato lui a presentarmi a Nina Yashar». Che ha dato vita alla celebre galleria Nilufar, e che anche per questa edizione della Design Week presenta creazioni di diversi designer (Andrés Reisinger, Allegra Hicks, Ranieri, Maarten de Ceulaer, Draga&Aurel) oltre che i pezzi classici di Bethan Laura Wood, tra cui il nuovo specchio Kiwi Fruit Red Passion («molto tropicale e caldo nei colori», aggiunge la designer inglese). Nel solco della serie di quelli ispirati a ortaggi e a frutti, realizzati con la collaborazione del laboratorio creativo Barbini di Murano, specializzato negli specchi veneziani. «Li ho conosciuti nel 2010, appena diplomata. Erano ragazzi abbastanza giovani, che stavano prendendo in mano la fabbrica di famiglia. È davvero bello spingerli ogni volta a provare tecniche e soluzioni diverse. Uso un mix tra vetro trasparente e leggermente pigmentato. Mi piace anche giocare con il modo in cui si può cambiare il riflesso o l’inquadratura che si può ottenere dallo specchio, la visione di sé stessi al centro del frutto. Mi specchio solo quando mi preparo per uscire e poi non mi guardo più. È bene mantenere la prima immagine quando si è vestiti di fresco e non si è sudati per aver corso a 15 diverse
inaugurazioni in una sola sera».
La sua verve cromatica, Bethan la distribuisce equamente anche nella realizzazione di tappeti – per il brand cc-tapis – i cui fili colorati sono stati tinti a mano, per formare una decorazione a guisa di caleidoscopio, ispirata alle colorate vetrate a piombo delle cattedrali ma, nel suo caso, ha invece guardato alla grande verrière che costituisce il maestoso tetto della National Gallery of Victoria, in Australia, dove lei ha esposto nel 2023. E le tre nuove varianti di colori per questi tappeti, Bethan le ha volute intitolare a tre donne del movimento femminista degli esordi: Mary Delany, Hester Thrale e Jane Loudon. Creazioni presentate nella sede milanese di cc-tapis (in via Fantoli 15/5) che sarà trasformata in una vibrante installazione, dal 16 al 21 aprile. Ma anche ad Alcova – l’evento rivelazione della scorsa edizione della Design Week – quest’anno a Villa Bagatti Valsecchi, a Varedo. Osservando poi le sue librerie, il riferimento a Ettore Sottsass nasce spontaneo. «Uno dei miei designer preferiti. Mi piace il fatto che abbia realizzato lavori a cavallo tra l’alta industria e l’arte e che abbia creato un linguaggio che funzionasse bene in entrambi gli ambiti. E poi amo anche i suoi pezzi incredibilmente funzionali e non tradizionali, come i totem. Di cui posseggo una versione piccola. Sogno quello grande, ma i prezzi salgono, salgono, salgono sempre!».