Corriere della Sera - Sette

GIOVANNA FRENE TRA LE ROVINE DEL TEMPO

- DI LUCA MASTRANTON­IO lmastranto­nio@rcs.it

Nei versi che inviate dedicati a persone perdute c’è chi si inerpica tra le ombre come Maria Gabriella Maquignaz che della nipote scrive: «Di te è rimasta un’edera / avvinghiat­a a una fotografia». E chi come Maurizio Evangelist­a proietta il profilo del padre sulla mappa: «Scriveva poesie sull’agenda delle banche / ci metteva le mani dure di calli / per riempire la città in cui ha vissuto per anni // lavorava in ferrovia a misurarsi con nuvole e risparmi / in una parte di mondo che forse / ha qualcosa di me». Quando viene meno una persona amata, si inabissa un continente, il tempo pare fermarsi, in una sproporzio­ne tra Storia e vite individual­i. Un trionfo di contrasti, tra noi e la Storia, è la nuova raccolta di Giovanna Frene Eredità ad Estinzione (Donzelli), che ci porta tra le rovine del Passato (a volte senza rovine), dall’antichità fino alle Guerre mondiali, cambiando lente focale per mostrarci ora gli eserciti in armi, da Bisanzio al Monte Grappa, ora il microcosmo delle larve di tricotteri con cui l’autrice giocava da piccola, cui affida il simbolo del brulicare di morte e rapina, sotto una corazza preziosa. Poi, questo multiverso di tempi e luoghi passa per la cruna della poesia finale (la trovate sotto, deicata alla madre), explicit che dà il nome alla raccolta. Eredità ed estinzione, libro di ossimori, tra classicità e modernità, cultura e natura, patrimonio e destino, rovine e reperti, latino e dialetto, Eliot e Zanzotto... Classica è la poesia di uno sguardo che tiene assieme ciò che è distinto, come in Cavallo di Frisia l’ostacolo difensivo è scheletro di cavallo e cavaliere. Moderna è la poesia di immagini inaudite, come i versi di Sopra un vaso antico, con il canto dei suoi fregi disegnati: «La meraviglia dei denti stretti è che vivono / in società come uomini». I corpi sono dilaniati, in tempo di guerra, ma conquistat­i dalla morte pure in tempo di pace.

improvvisa­mente il viso cambiò colore come si cambia bandiera

tutte le cellule morte invasero il territorio delle cellule vive e lo conquistar­ono

piantando il vessillo della vittoria sul saliente della vista GIOVANNA FRENE

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