SALVIAMO I NOSTRI RAGAZZI DAL NAUFRAGIO CULTURALE DELLA PORNOGRAFIA
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Cara Lilli, riunione genitori-psicologa alle scuole medie. Chiedo alla dottoressa che teneva il corso sulla sessualità: «Nelle sue lezioni si parla anche di piacere sessuale?». Mi rispose che il lato del piacere è una parte fondamentale, ma che prima di arrivare a quello è più urgente spiegare i pericoli del sesso che diventa abuso o che è pericolo di malattia. Morale, il sesso spiegato ai pre adolescenti ha tre fasi: 1 - attenzione all’abuso, alla coercizione; 2 - attenzione alle malattie e alle gravidanze indesiderate ; 3 - solo in terza battuta si parla di piacere
Eleonora Ballista eleonora.ballista@icloud.com
Cara Eleonora, parlare di sesso è molto complicato, perché si entra nel territorio della sfera più intima del nostro corpo e della nostra mente. Ci vuole pochissimo per scivolare nel moralismo e nella banalizzazione. L’ho capito bene con questo mio libro-inchiesta dal titolo provocatorio, Non farti fottere (Rizzoli), sull’esplosione del porno online che ci ruba creatività, desiderio e non ultimo i nostri dati personali. Nella totale inconsapevolezza di tutti. L’industria a luci rosse macina miliardi, mentre affidiamo ai loro siti l’educazione sessuale di intere generazioni. La scuola delle sue figlie era una totale avanguardia. Perché ancora oggi sono solo una esigua minoranza quelle che insegnano ai ragazzi che cosa è il sesso con le sue implicazioni sentimentali, emotive e riproduttive. Mi colpisce della sua lettera che lei ritenga giustamente altrettanto importante la dimensione del piacere, accanto a quella della conoscenza dei rischi. Ma il dramma della bella Italia è che regna il silenzio su temi così cruciali. Quando è ormai chiaro che, grazie alla massiccia penetrazione del hard in rete, i modelli di comportamento sessuale che dominano le fantasie dei nostri ragazzi sono deleteri. Nello stupro di gruppo a Palermo dell’estate scorsa, uno dei sette violentatori commentava sui social: «Eravamo in cento cani sopra una gatta. Una cosa così l’avevo vista solo nei video porno. Mi sono un po’ schifato, ma che dovevo fare? La carne è carne». Sempre più minorenni guardano il porno online: età media 12 anni. In dieci minuti imparano la più estrema ginnastica sessuale, con le donne quasi sempre in ruoli di sottomissione, ridotte ai loro orifizi a disposizione dell’esplosione del piacere maschile. Cosa aspettiamo a salvarli da questo naufragio culturale e sentimentale? Non è una questione morale ma sociale. Non sono una bacchettona e vengo da una famiglia che mi ha insegnato a crescere libera, dove non c’erano tabù.
Nel Paese che si riempie la bocca dell’importanza della famiglia tradizionale e della sacralità dei figli, lasciamo i più piccoli soli in un buio illuminato da immagini porno. Ci sono un paio di cose che potremmo fare subito: innanzitutto abolire la gratuità dell’accesso ai siti porno e inserire finalmente l’educazione sessuale e alle relazioni come materia obbligatoria. Ma per fare questo ci vorrebbe una politica meno ipocrita, più responsabile e più coraggiosa. Sennò si resta fermi alle chiacchiere, o agli «in bocca al lupo». E continuando così – a proposito – poi «il lupo lo trovi»…
L’INDUSTRIA A LUCI ROSSE MACINA MILIARDI, MENTRE LE AFFIDIAMO L’EDUCAZIONE SESSUALE DI GENERAZIONI