PIÙ RIMPIANTI CHE RIMORSI È GIUSTO COSÌ? RAGIONIAMO SULLE SCELTE (NON) FATTE
La tendenza a rammaricarsi di non essere stati abbastanza ambiziosi (o fedeli a noi stessi) quando avevamo uno spettro di possibilità fra cui muoversi è una molla della psicologia umana. In effetti, gli studi indicano che il dispiacere per non essersi but
Ufficio addio, ora esporto in Corea la marmellata di mele cotogne prodotta con la ricetta della bisnonna. Studiavo ingegneria nucleare, adesso guadagno ventimila euro al mese su OnlyFans. Ho lasciato il posto in banca e ora sono felice vendendo gelati in riva al mare. Quanti titoli del genere abbiamo letto negli ultimi anni? Perché queste storie funzionano?
Gli ingredienti del mix sono piuttosto elementari: c’entrano la fatica della quotidianità, la curiosità suscitata da eventi improbabili, la voglia di leggere per distrarsi più che per informarsi. Con le dinamiche social, ormai importa poco se una notizia è più o meno verosimile, basta che sia divertente. Ma il fascino del filone “come svoltare la vita” può diventare anche un’occasione per ragionare su un’altra molla della psicologia umana: la tendenza a rimpiangere di non essere stati abbastanza ambiziosi (o fedeli a noi stessi) quando avevamo uno spettro di possibilità fra cui scegliere.
I rimpianti nascono da due capacità della mente umana: torniamo indietro nel tempo con il pensiero e facciamo ipotesi sulle alternative. Farlo
DOMANDE & RISPOSTE Anna Meldolesi e Chiara Lalli scrivono di argomenti fra filosofia morale e scienza, tra diritti e ricerca. Due punti di vista diversi per disciplina, ma affini per metodo
MAGARI L’OCCASIONE BUONA, A PENSARCI BENE, NON SI È PRESENTATA DAVVERO: ALMENO NON DA POTERLA REALISTICAMENTE AGGUANTARE
«Hai più pensato a quel progetto di esportare la piadina romagnola?». Io ci penso ogni volta che leggo da commercialista a coach spirituale (qualsiasi cosa significhi), dal bar alle pecore, da potenziale ingegnere a tassista, da Milano al vivere in barca o in camper (vorrei riparlarci tra qualche mese di umidità e qualche testata), dalla banca alle capre.
Per lo più queste scelte hanno a che fare con il ritorno alla natura o con una brutale consapevolezza della finitezza del nostro tempo e, chissà, magari a volte va a finire bene. I miei preferiti del genere «stasera mi butto, cambio vita» sono quelli che si raccontano come temerari, il salto nel vuoto, il rischio, i «guarda mamma senza mani!» di chi non ha rischiato nulla perché ha un patrimonio che coprirebbe migliaia di salti nel vuoto. Poi per carità ci sono tanti Mark Zuckerberg o Sean Parker – uno dei creatori di Napster – ma pure tante seconde e terze generazioni di viziati e annoiati che raccontano la prossima startup con il tono di chi annuncia di aver trovato la cura per il cancro.
«Mi sono licenziata e ho lasciato un posto di lavoro sicuro per questa nuova avventura» oppure «ho
può servire ad affinare i nostri processi decisionali, e il rammarico per le scelte scartate è il prezzo da pagare. Inevitabilmente le occasioni per dispiacersene aumentano con il passare degli anni. Daniel Pink studia “il potere dei rimpianti” (ha scritto un libro che si intitola proprio così), vanta un’impressionante casistica con oltre 16.000 persone di 105 paesi, e chiama boldness regret i crucci di questo tipo: se solo avessi avuto il coraggio di studiare all’estero, dichiararmi al ragazzo dei miei sogni, trasformare la mia passione in un lavoro... Si dice spesso che un rimorso è meglio di un rimpianto, e in effetti i dati indicano che il dispiacere per non aver fatto qualcosa è due volte più frequente del pentimento per un’azione compiuta. Ma i rischi non sono tutti uguali. Un brutto tatuaggio puoi tranquillamente cancellarlo. Cambiare professione, beh dipende: dalla rete economica su cui puoi contare, da come gira il mercato del lavoro, dall’età, dalle responsabilità familiari. I sogni infranti per eccesso anziché per mancanza di audacia non sono un buon filone giornalistico: «Ho osato e mi è andata di male in peggio». Chi leggerebbe un pezzo del genere?
La morale della favola secondo Pink è: sappiate che i rimpianti sono parte integrante della vita, ma osate un po’ di più, finché siete in tempo. Io aggiungerei: imparate a scrollare le spalle, quello che è stato è stato. In fondo ci sono molte circostanze critiche su cui le persone non possono esercitare davvero un controllo. Forse l’occasione buona che rimpiangete, a pensarci bene, non si è mai presentata in modo tale da poterla realisticamente agguantare. detto basta al posto fisso per una scommessa in cui nessuno credeva».
Poi vai a cercare e hanno diciotto case, un paio di castelli, azioni e fondi di investimento che ci vorrebbe un certo talento per dilapidare. Nessuno sembra andare a vedere e finiscono sui giornali così, anche con cognomi che urlano ricchezza a ogni vocale.
Ripenso anche spesso all’Attimo fuggente, un film che ha rovinato generazioni intere facendo credere loro che bastava salire sui banchi per essere rivoluzionari o molto intelligenti. No, in effetti basta essere giovani o un po’ atletici. E poi, una volta in piedi lì sopra, cominciano i guai. Perché come diceva Ettore Scola, se sei narciso e non vali un cazzo hai sprecato una occasione. E salire sul banco, dopo i 15 anni, forse è una occasione sprecata.
Ma torniamo alle storie ho lasciato tutto e ora sono felice. Come va a finire per chi non ha paracadute e patrimoni di sicurezza, lieto fine o catastrofe? Un po’ mi ricordano le crisi di andropausa, i 50enni che si comprano la macchina sportiva e corrono a tutta velocità verso una seconda e imbarazzante adolescenza – il senso del ridicolo è virtù di pochi – ma rischiano di rimanere incriccati e di passare poi anni a fare fisioterapia. Tutto per tornare giovani, per una nuova e vera giovinezza, soprattutto se quella vera non l’hanno vissuta oppure è durata troppo poco.
«Hai più pensato a quel progetto di esportare la piadina romagnola? Facciamo dopo il diploma?» ci chiedeva Samuele Bersani nel 1994. C’è un tempo massimo per rispondere? Intanto mi iscrivo a un corso di campana tibetana.
LE SVOLTE IMPROVVISE RICORDANO LE CRISI DI ANDROPAUSA, I 50ENNI CHE CORRONO VERSO UNA SECONDA, IMBARAZZANTE ADOLESCENZA