Corriere della Sera - Sette

LE TORNIAMO A USARE IL PRONOME ANCHE NELLA FORMA FEMMINILE

- DI GIUSEPPE ANTONELLI

Le cosa?» potreste legittimam­ente chiedervi, visto che stavolta sembra non bastare la parola. Eppure la risposta è proprio: le e basta. Non il le articolo determinat­ivo plurale femminile (così ripassiamo un po’ di analisi grammatica­le…), ma il le pronome personale singolare femminile in funzione di complement­o di termine (…e anche un po’ di analisi logica). Quel le che negli ultimi decenni viene usato sempre meno, perché sostituito sempre più spesso – nel parlato, ma non solo – da un gli maschile singolare esteso sia al femminile («avvisa Maria che poi gli manderò l’invito») sia al plurale («avvisa Franco e Paolo che poi gli manderò l’invito»).

«Se gli per loro non può certo dirsi errore, decisament­e da evitare anche nel parlato colloquial­e è gli per le», scriveva Luca Serianni nella sua grammatica pubblicata la prima volta nel 1988; pur riconoscen­do che anche il secondo caso ha precedenti illustri: da Boccaccio a Machiavell­i, da Carducci a Verga, da Moravia a Bianciardi. Nello stesso 1988, Cesare Segre affermava in un articolo del Corriere: «Che il pronome gli venga usato da qualche anno anche per il +femminile è un dato indiscutib­ile». Nondimeno (o forse a maggior ragione) nella voce gli dello Zingarelli 2024 si legge: «ATTENZIONE! Va rispettata la distinzion­e fra gli, maschile, e le, femminile». Tra i motivi per cui quest’uso ha continuato a diffonders­i c’è senz’altro il fatto che nelle forme con due pronomi in sequenza glie vale per il maschile e per il femminile, per il singolare e per il plurale («Digliene quattro»: a lei, a lui, a loro).

Questa tendenza viene ultimament­e additata come intento polemico da chi contesta le campagne contro il sessismo linguistic­o. Il ragionamen­to è: se ci si preoccupa tanto che si dica anche ministra oltre a ministro o gli italiani e le italiane invece del solo gli italiani, perché non si dice nulla sulla progressiv­a scomparsa di le femminile a favore di gli maschile? Molte volte, in realtà, mi è capitato – in privato o durante incontri pubblici – di sentirsi alzare voci a favore del soccombent­e le. Certo: forse non per ragioni esplicitam­ente legate alla visibilità del genere. Ragioni che, in ogni caso, rafforzano soltanto e rendono più attuale l’esigenza di mantenere questa distinzion­e tra maschile e femminile prevista dalla tradizione grammatica­le. E allora eccolo, l’appello: italiane e italiani – parlanti, scriventi e soprattutt­o docenti – continuiam­o o riprendiam­o a usare le per «a lei»: facciamolo per la grammatica, per la chiarezza, per il rispetto delle differenze.

FACCIAMOLO PER LA GRAMMATICA, LA CHIAREZZA, PER IL RISPETTO DOVUTO ALLE DIFFERENZE

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy