DOLORE, MERAVIGLIA: ANCHE I FILOSOFI (E I POETI) HANNO UN CORPO
1 IN METAMORFOSI
DI ROSI BRAIDOTTI (CASTELVECCHI)
Chi ha amato Soggetti nomadi, il best seller della filosofa Braidotti — nomade lei stessa, e non poteva che essere così: nata a Latisana, cresciuta in Australia, studi in Francia, carriera nei
Paesi Bassi, all’università di Utrecht — leggerà con interesse questo secondo capitolo della triplogia sul nomadismo, ripubblicata da Castelvecchi, che esplora il versante culturale delle identità fluide e apre il dibattito sulla questione tecnologica. Un volume-cerniera, che organizza il lavoro della filosofa e fa un nuovo passo avanti nella critica, sempre più profonda, all’universalismo umanista.
2 FILOSOFIA: MASCHILE SINGOLARE
DI LORENZO GASPARRINI (TLÖN)
Anche questo godibilissimo saggio di Gasparrini è una critica all’universalismo, che per troppo tempo ha creduto e ha fatto credere, soprattutto in filosofia, che i concetti fossero indipendenti dai corpi di coloro che li pronunciano. Gasparrini quel corpo dimenticato lo porta invece in primo piano facendo, con un’operazione efficacissima, dell’appartenenza di genere la condizione impensata del pensiero.
3 NARRARE L’ITALIA
DI LUIGI ZOJA
(BOLLATI BORINGHIERI)
Storia, arte, letteratura e psicanalisi, dal Medioevo ai giorni nostri: attingendo a questo universo di conoscenze Luigi Zoja, saggista e psicanalista, prova a rispondere alla domanda delle domande — chi sono gli italiani? Cos’è l’Italia? — attraverso l’autorappresentazione che hanno dato, nel tempo, coloro che hanno abitato il Paese.
Una narrazione collettiva che influenza, e quindi in parte determina, anche il presente. E, soprattutto, aiuta a capirlo.
4 DIMENTICAMI DOPODOMANI
DI ANDREA DI CONSOLI (RUBBETTINO)
Diceva Primo Levi che un’ape che sta ai bordi dello sciame è l’unica che sa di farne parte. Usa questa immagine Mario Desiati per salutare nella prefazione il ritorno alla poesia di Andrea Di Consoli, con Dimenticami dopodomani (Rubbettino), dove ai versi è affidata una vitalistica disperazione che non rinuncia a chiedere il miracolo. Che il nulla, l’oblio, aspetti ancora un attimo, trattenuto se non da uno sguardo almeno dal pensiero, il ricordo, il rimpianto degli altri su di noi.
5 UN ALTRO CHE TI SCRIVE
DI CRISTIANO POLETTI (MARCOS Y MARCOS)
Dopo Temporali, nuove scariche di luce e acqua, lampi e rovesci. Del tempo, e del destino. Nelle poesie più concise, c’è misura del dolore e limpidezza della meraviglia. Basterebbero i versi dedicati ai morti di Bergamo per sentire la voce di Poletti. Accorata ma lieve, pesata, sottile. O quelli che battezzano un filo d’erba: «Sembra avere un continuo bisogno / di nascondersi, Cristiano. / Come un pianto, / come la rugiada fa col verde».
6 COSA FANNO LE FEMMINE IN BAGNO?
DI GUIDO CATALANO (FELTRINELLI)
Dire (la verità). Fare (ridere). Baciare (per non fumare). Lettera (da non prendere alla lettera). Testamento (non è allegro, ma è più divertente di uno spermiogramma, assicura l’autore). Donne, sogni, arcobaleno e pongo. Ogni libro di Catalano è una serata allegra al Cabaret Baudelaire.