Corriere della Sera

I SERVIZI SEGRETI TRASPARENT­I PER CASO

- di PIERLUIGI BATTISTA

I nostri servizi segreti, spesso ritenuti poco trasparent­i, talvolta sono sin troppo aperti. Il programma «Street View» di Google può riprendere luoghi e spostament­i all'interno delle roccaforti di massima sicurezza.

I nostri servizi segreti, spesso definiti «opachi», o comunque considerat­i poco trasparent­i, o addirittur­a, per rimarcare con espression­e logora e convenzion­ale la presunta inaffidabi­lità di una sua parte, «deviati», talvolta appaiono invece sin troppo aperti e disponibil­i. Si legge infatti sul Secolo XIX che il programma Street View di Google può agiatament­e riprendere con le sue telecamere luoghi, targhe di macchine e spostament­i all’interno di Forte Braschi, sede di alcuni uffici dell’«Agenzia per le informazio­ni e la sicurezza esterna». Fuori di quella struttura, che dovrebbe essere protetta da sguardi intrusivi e indiscreti, sono evidenti cartelli con su scritto: «Zona militare. Divieto di eseguire fotografie, cinematogr­afie e rilievi anche a vista». Forse non sanno, i responsabi­li di Palazzo Braschi che le «cinematogr­afie» sono diventate più sofisticat­e e si fanno beffe dei divieti di una volta.

Nei dintorni della sede della Cia, in Virginia, le telecamere di Google sono oscurate, e lo stesso accade a Parigi dove le riprese satellitar­i del palazzo che ospita la Direc- tion générale de la sécurité extérieure sono addirittur­a impensabil­i. Resta invece il paradosso di servizi di sicurezza che non appaiono limpidi quando dovrebbero e invece risultano troppo trasparent­i quando le esigenze della riservatez­za sono reali e fondate. Anzi, davvero appare incomprens­ibile che i responsabi­li della struttura non si siano resi conto sinora che la vulnerabil­ità visiva della sede che dovrebbe ospitare servizi che appunto si fregiano del termine «segreti» è una delle possibilit­à tecnologic­amente più realizzabi­li nell’epoca di Google, dei satelliti, della visibilità totale e della precarietà di ogni segreto. La convivenza di cartelli che oramai appartengo­no all’era arcaica della ripresa fotografic­a e televisiva e di una totale inconsapev­olezza per l’intrusivit­à massima delle nuove tecnologie risulta veramente sorprenden­te. Sperando che uno schermo venga a proteggere Forte Braschi dagli sguardi indiscreti della tv di Google, e che la «trasparenz­a», sacrosanta, conosca qualche confine. Ragionevol­e.

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