Task force del premier per le riforme in stallo
Catricalà: le leggi approvate vanno rese subito operative
Per attuare le riforme, per renderle «vere» e fruibili da parte di cittadini e imprese, il premier Monti vara una task force affidata al sottosegretario Catricalà, ai ministri Giarda e Patroni Griffi.
ROMA — Una task force per attuare le riforme, per rendere «vere», fruibili dai cittadini e dalle imprese, le centinaia di norme sin qui approvate dal governo. Mario Monti lo ha deciso il 10 agosto, ha affidato l’incarico al sottosegretario Catricalà, ai ministri Giarda e Patroni Griffi, alle rispettive segreterie.
Non sarà un compito facile, ma è in cima alla lista delle priorità del presidente del Consiglio: a distanza di mesi quasi tutte le principali riforme volute dal governo e approvate dal Parlamento sono ancora lontane dall’essere operative. Sono testi vigenti, ma mancano i regolamenti, i decreti attuativi, i pareri necessari. Come macchine nuove di zecca, appena uscite dal concessionario, ma senza benzina per essere messe in moto.
È anche una corsa contro il tempo: portare a regime la riforma del lavoro, le semplificazioni (per le aziende e le persone fisiche), le norme sullo s vi l uppo, quel l e dei pr i mi provvedimenti dello scorso anno, è un’opera complessa ma che per il premier deve essere completata entro 3-4 mesi, comunque prima delle elezioni.
Ieri il Sole 24 Ore ha fatto una stima di quanto lavoro manca: tantissimo. Il bilancio del quotidiano economico delinea i tempi amministrativi di un Paese in cui è più facile terminare l’iter parlamentare di una norma che applicare la norma stessa. Su 390 decreti attuativi attesi, solo 40 sono stati approvati finora: ne mancano 350, «e purtroppo sono stime molto attendibili», chiosa Antonio Catricalà, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che coordina il lavoro e che da 15 giorni ha il tavolo affollato di tabelle, appuntamenti e scadenze dei gabinetti di tutti i ministri, ai quali il capo del governo ha chiesto uno sforzo particolare proprio in questa direzione.
«Non è un problema nuovo — aggiunge il sottosegretario — è la realtà del Paese. Attuare una legge può richiedere molto più tempo di quanto ne occorre per vederla pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. In media trascorrono 12 mesi per vederla girare a regime e sono certamente troppi, stiamo cercando di capire quali sono, in molti casi specifici, gli ostacoli da superare. Allo stesso tempo Monti ci ha chiesto di studiare delle contromisure, verificare se esistono margini di riforma dell’iter amministrativo, indubbiamente il Paese, un Paese moderno, avrebbe bisogno di tempi più veloci».
I primi passi di una norma, dal momento della sua «nasci- ta» parlamentare, sono tanti, forse troppi: per alcuni pareri deve tornare in commissione, in Parlamento; quindi i passaggi in Corte dei conti, per non parlare della complicata opera di scrittura dei regolamenti, dei contenuti dei decreti attuativi, sino all’apposizione di visti ministeriali convergenti, prosegue Catricalà.
Per dare l’idea dello stallo nessuna delle grandi riforme sin qui varate dal governo, dal cresci Italia in poi, può dirsi pienamente operativa: esiste la legge, ma non funziona ancora, non ci sono gli strumenti per farla «vivere» nella vita di tutti giorni, e di tutti i soggetti che la norma può coinvolgere.
Non solo: eccetto il salva Italia, varato alla fine del 2011, di cui solo un terzo delle norme sembra sia stato effettivamente implementato, le altre principali riforme dell’esecutivo dei tecnici hanno al momento un grado di attuazione non superiore, nel migliore dei casi, al 20%. Sembra incredibile, ma è così.
Spiega ancora, al Corriere, Catricalà: «Stiamo imbastendo un lavoro molto articolato con tutti i gabinetti dei ministri. Non sono dinamiche facili da correggere, coinvolgono in alcuni casi organi costituzionali oltre a prassi consolidate. Faremo tutto quello che sarà in nostro potere».
Un altro input, insieme agli obiettivi, è arrivato dal presidente del Consiglio. Le norme che restano da approvare, prima della fine legislatura (molte a giudizio dei traguardi che si è dato il governo nel Consiglio dei ministri di due giorni fa) dovranno portare con sé un bagaglio di accompagnamento amministrativo il più possibile completo. Insomma cercare di non approvare nor- me che rischino di restare lettera morta, lasciate alla discrezione attuativa del prossimo governo: «Se una norma è attuata e operativa — osservava ad esempio Vittorio Grilli due giorni fa, in Consiglio dei ministri — sarà più difficile introdurre delle modifiche».
Da alcuni anni, per tutti questi motivi, i governi si dotano di un ministero per l’attuazione del programma di governo: forse è arrivato anche il momento, ha pensato Monti, di pensare a correttivi in grado di «tagliare» sensibilmente i tempi di attuazione delle leggi; magari togliendo alla burocrazia, o ai futuri governi, la libertà di sterilizzare alcune norme, già approvate dal Parlamento e comunicate ai cittadini, con troppa facilità, semplicemente non applicandole.