La social card raddoppia, esperimento in 12 città
Rifinanziata quella voluta dal governo Berlusconi, stanziati 50 milioni per lanciarne una nuova
ROMA — Un «doppio binario» per la social card: oltre a quella indirizzata quasi esclusivamente alla spesa degli anziani, inventata dal governo Berlusconi e che verrà rifinanziata, arriva quella a tutela soprattutto dell’infanzia. Per sperimentarla in 12 grandi città c’è una piccola somma. Un mini-stanziamento, come lo definisce il sottosegretario al Welfare, Maria Cecilia Guerra, che è già stato trovato: 50 milioni individuati con il decreto Semplificazioni la scorsa primavera. Il prossimo passo è concordare con i Comuni i criteri, sulla base di una serie di proposte che farà il ministero, con cui selezionare le famiglie destinatarie. E questo andrà fatto in una riunione già fissata per metà settembre.
Sarebbe così la prima volta che l’Italia si dota di uno strumento di contrasto alla povertà minorile. Se- condo l’ Istat, in Italia sono 1 milione e 876 mila i minori che vivono in famiglie povere e 653 mila quelli in condizione di assoluta povertà. Uno stigma per il nostro Paese rispetto agli altri dell’Occidente, sottolineato più volte dalla organizzazioni internazionali, dall’Ocse all’Unicef.
«L’attuale card — spiega il sottosegretario Guerra, riconoscendone i limiti — è molto categoriale, un sostegno alla persona rivolta a una platea ristretta. Questo perché non è mai stata finanziata adeguatamente». Ma, aggiunge, lo studio di uno strumento idoneo è imprescindibile, poiché «rimaniamo l’unico Paese occidentale, assieme alla Grecia, a non avere un sostegno alla povertà assoluta». Quello voluto da Tremonti e Berlusconi, accolto dalle critiche iniziali sulla farraginosità delle procedure e l’irrisorietà degli importi stanzia- ti, poi finito nell’almanacco di 64 pagine che il vecchio esecutivo ha redatto sul finire della sua esperienza, ci sarà ancora. Con alcuni cambiamenti allo studio. Il suo rifinanziamento figura, assieme all’Isee, l’indicatore economico sulla condizione economica della famiglia, e alla revisione delle detrazioni fiscali a «vantaggio della famiglia», nel piano che il governo ha indicato nell’agenda programmatica stilata venerdì in Consiglio dei ministri. Le risorse andranno individuate con la Legge di stabilità, mettendo in preventivo almeno 200 milioni. Questa è la cifra erogata dall’Inps nel 2011 ai 535.412 beneficiari. Oggi spetta agli ultrasessantacinquenni e alle famiglie con figli di età inferiore ai 3 anni che abbiano un reddito Isee fino a 6 mila euro.
«Se ci fosse qualche risorsa in più — dice Guerra — si potrebbe provare a superare i limiti attuali». Infatti quando il bambino supera i tre anni si perde il diritto, nonostante questo sia l’unico strumento per l’infanzia, mentre per gli anziani c’è anche l’assegno sociale. Il ministro con delega alla famiglia Andrea Riccardi propone poi di estenderla ai nuclei numerosi, quelli con più di cinque figli, non un grosso incremento essendo questi una rarità nel nostro Paese.
Tornando alla nuova card sperimentale, prosegue Guerra, finalizzata all’uscita dalla condizione di povertà assoluta, sarà indirizzata a una platea ristretta, non più selezionata sul criterio dell’età, «anche se ci concentriamo sulla povertà minorile, cui destinare una somma più alta degli attuali 80 euro a bimestre». Chi riceverà la card dovrà dimostrare azioni attive di superamento del disagio. Per esempio — tra le proposte — l’ottemperamento dell’obbligo scolastico, visite pediatriche periodiche, e la partecipazione ai programmi dei Comuni, qualora questi ne avessero istituiti. L’esecutivo successivo avrà disponibili i dati, secondo uno schema coordinato con i Comuni, per capire se il programma potrà essere proposto su larga scala. Con l’auspicio che non venga archiviato alla voce intervento-spot, come è stato il «reddito minimo di inserimento» o il bonus incapienti di 150 euro nel 2008.