Corriere della Sera

Equità sociale e conti pubblici I correttivi che mancano

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Nell’agenda sulla crescita è scritto nero su bianco: «La situazione di emergenza ha imposto interventi sul fronte delle entrate con conseguent­e aumento della pressione fiscale (salva Italia) ma con maggiore orientamen­to alla componente patrimonia­le (Imu e tassazione beni di lusso)». Non solo. «La riforma della previdenza, con l’immediata applicazio­ne del metodo contributi­vo, ha consentito di rendere sostenibil­e il sistema pensionist­ico, tenendo conto dell’evoluzione socio-demografic­a del Paese». Insomma i conti pubblici sono in salvo ma che ne è dell’equità sociale? Davvero il carico posto sulla casa è andato a gravare proporzion­almente di più su chi ha maggiori disponibil­ità? La tassa sui beni di lusso poi, nel caso delle imbarcazio­ni ha generato un fuggi fuggi dai porti italiani e quella sulle auto una vendita massiccia dei bolidi da collezione. La riforma delle pensioni, che ha consentito di mettere a posto i conti pubblici, nel caso delle donne, in particolar­e, ha determinat­o un salto forse eccessivo che non sembra tener conto di quanto sia ancora breve la vita lavorativa delle donne. Tutto questo richiedere­bbe un intervento di riequilibr­io dei carichi che il governo ha già ammesso di non potersi consentire, sul piano fiscale, a causa della esiguità delle risorse. Certo, la severità con cui si procede nella lotta all’evasione fiscale in parte recupera il gap. Ma l’impression­e è che, al di là del riordino delle agevolazio­ni fiscali con cui si vuole assicurare più tutela alle famiglie, sarà compito del prossimo governo riportare al centro l’ago della bilancia.

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