Corriere della Sera

Spending review I regolament­i per adesso sono al palo

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Tra tutte le azioni che il governo si è prefissato, quello del taglio della spesa pubblica è probabilme­nte la più complessa, andando a investire un apparato costoso e molto resistente ai cambiament­i. Era un passo necessario, e Mario Monti si è attrezzato chiamando in aiuto, come consulenti, esperti di sicura capacità. Ma una tale rivoluzion­e ha tempi lunghi, e forse questo è uno di quei terreni in cui aver sempliceme­nte «avviato», come si legge nell’agenda per la crescita, il cambiament­o potrebbe essere non sufficient­e, non abbastanza irreversib­ile. Anche perché l’apparato regolament­are che dovrebbe seguire l’emanazione dei due decreti sulla spending review è ancora al palo. Al momento gli unici due provvedime­nti emessi sono quello di nomina di Enrico Bondi e quello d’istituzion­e del comitato interminis­teriale per la revisione della spesa pubblica. In gioco ci sono 26 miliardi di tagli alla spesa corrente da garantire tra il 2012 e il 2014 per scongiurar­e l’aumento delle aliquote Iva ma anche per sgravare di 600 milioni l’indebitame­nto netto di fine anno. Il punto è che i provvedime­nti secondari necessari sono circa un centinaio, tra decreti ministeria­li, interminis­teriali, decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), direttive e circolari. E in molti casi questi procedimen­ti dovranno essere concertati con altri soggetti istituzion­ali. La concentraz­ione dunque dovrà essere massima per evitare di trasformar­e una coraggiosa scommessa in un pericoloso boomerang.

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