Il piano crescita agita la maggioranza
Il Pd: più concretezza. Elogi dalle imprese
ROMA — Il commento meno prevedibile dopo la lunghissima riunione del governo a Palazzo Chigi è quello del segretario dell’Udc. «Programma e propositi dell’esecutivo sono ottimi. Ma adesso passiamo dalle parole ai fatti. L’Udc chiede segnali concreti per giovani e famiglie», scrive in una nota Lorenzo Cesa che guida un partito della strana maggioranza che più di ogni altro sostiene il premier Monti. Il tono lascia trapelare una certa insoddisfazione e per questo costituisce una novità. Del resto le reazioni all’indomani della seduta fiume di venerdì sono tutte improntate a un certo scetticismo. Fabrizio Cicchitto (Pdl) si domanda come mai nessuno critichi il ministro Grilli per i suoi richiami al rigore economico, tenendo conto del fatto che «i sindacati e la Marcegaglia attaccarono il governo Berlusconi perché, a loro avviso, mancava il capitolo crescita». Ed ecco il punto sul quale Cicchitto insiste: «Quegli stessi attacchi dovrebbero oggi essere rivolti al governo Monti che parla di crescita nei giorni festivi e poi nei giorni lavorativi fa marginali operazioni di restyling». Roberto Calderoli (Lega) sceglie il registro del sarcasmo quando afferma che «per nove ore l’orchestrina del Titanic del governo Monti ha suonato senza produrre neppure il canonico topolino». Insomma, la riunione «è stata una via di mezzo tra gli ultimi giorni di Salò e le ultime ore del bunker di Berlino». Anche Antonio Di Pietro non va per il sottile: «I ministri sono solo prodighi di promesse e impegni ma niente di concreto». Sospende il giudizio il leader della Cisl, Raffaele Bonanni («Ci sono cose buone, e cose meno buone e discutibili»)e per questo esorta «tutti i soggetti a siglare un Patto per la crescita e per il lavoro perché senza non si va da nessuna parte, senza si rischia una declamazione e basta». Bonanni si attende che «il governo convochi sindacati, imprese e banche al tavolo in programma il 5 settembre». In questo quadro, fa eccezione il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, che promuove il pacchetto approvato in Consiglio dei ministri: «Il passaggio di venerdì - fa notare - è molto importante perché molte delle cose che avevamo chiesto in questi mesi sono state recepite».
Entrando nel dettaglio dell’agenda del governo sul tema della scuola, per esempio, le reazioni sono di segno opposto. Il ministro Francesco Profumo rimarca che «in questo momento di difficoltà procedere a un numero così elevato di assunzioni è un buon segnale per la scuola e per il Paese». Mariastella Gelmini (Pdl), che lo ha preceduto nel dicastero
Propositi ottimi, adesso attendiamo i fatti Lorenzo Cesa, Udc Solo marginali operazioni di restyling Fabrizio Cicchitto, Pdl Ci sono cose buone e cose meno buone e discutibili Raffaele Bonanni, Cisl
di viale Trastevere, valuta «positivamente» la scelta del suo successore di procedere attraverso un concorso. Avverte, però, che questo strumento «non deve penalizzare i giovani né creare false aspettative perché i numeri della scuola restano quelli decisi con i tagli». Un altro ex ministro dell'Istruzione, come Beppe Fioroni (Pd), invita a cambiare «metodologia di reclutamento: si bandisce un concorso, chi vince entra, chi non vince sa che o ci riprova o trova un altro lavoro. Non si può tenere aperta una graduatoria all’infinito». Insomma, è la sua conclusione, «un concorso con vecchie graduatorie diventa un meccanismo che alimenta la graduatoria permanente e aumenta il precariato».