E Tnt si fa avanti per la corrispondenza business
«L’Italia è il nostro migliore mercato. Vogliamo investire, ma vorremmo avere pari opportunità per competere: a Poste italiane, invece, è riservato uno spazio esente da Iva troppo grande». Chi parla sono le poste olandesi, primo concorrente del gruppo statale guidato da Massimo Sarmi. PostNl, un colosso dall’anno scorso quotato alla Borsa di Amsterdam, è arrivato in Italia nel 1998 acquisendo agenzie di recapito, tra cui lo storico marchio milanese Rinaldi L’Espresso. La filiale Tnt Post Italia — secondo dati forniti dall’amministratore delegato Luca Palermo — finora ha eroso all’ex monopolista l’8% del mercato, copre il 65% della popolazione, dà lavoro a 1.500 persone e ha 3.500 collaboratori esterni di 90 aziende partner. Ma, quel che più conta, vede nell’Italia le migliori opportunità di crescita: «Con i servizi postali — spiega il nuovo numero uno mondiale del gruppo Herna Verhagen ( foto) — siamo presenti nel Regno Unito, in Germania e in Italia. Dal punto di vista dei risultati, il vostro Paese è un very good performer (sta andando molto bene, ndr). Fatturiamo 220 milioni e siamo ampiamente in utile. Nel 2015 puntiamo a coprire l’80% del territorio e arrivare a una quota di mercato del 15 per cento. E questo nonostante le barriere». Le barriere a cui le poste olandesi fanno riferimento sono costituite principalmente dal cosiddetto «servizio universale», cioè il diritto dei cittadini a ricevere e a spedire la corrispon- denza. L’Unione europea ha stabilito che all’interno di ogni Stato ci debba essere qualcuno che lo garantisce. In Italia è il gruppo Poste.
«Le anomalie del servizio universale in Italia — spiega Luca Palermo — sono due. La prima è la durata eccessiva: cinque anni rinnovabili per altre due volte, un’eternità. La seconda è l’estensione: comprende la posta dagli 0 grammi ai 20 kg. Poi, è stata mantenuta la riserva sulle multe e sulla notifica degli atti amministrativi, che sono la chiave d’accesso alla Pubblica amministrazione, uno dei maggiori clienti di servizi postali assieme a banche, onlus e utilities». E proprio la clientela business (con gli estratti conto bancari o le bollette), rappresenta oltre l’80% del merca- to. E tutto ciò che sta dentro il servizio universale è esente da Iva. «Ciò significa — dice Palermo — che Poste italiane ha un vantaggio di costi del 21 per cento. Ma non è finita. Per garantire il servizio ricevono anche 350 milioni l’anno di finanziamento statale». Insomma: lo spazio per la vera concorrenza, dove si combatte ad armi e Iva pari, è troppo piccolo. «Eppure, nonostante questo — fa notare Palermo — i nostri prezzi sono più bassi del 20% circa». «Ci auguriamo che in Italia la posta business sia portata fuori dal perimetro del servizio universale — dice Herna Verhagen — così come lo è in Germania, Austria, Belgio, Finlandia, Regno Unito e nel mio Paese». La liberalizzazione PostNl l’ha vissuta sulla sua pelle. Nei Paesi Bassi gli operatori concorrenti hanno raggiunto una quota di mercato del 17 per cento.