Alfano: «Noi alternativi ai democratici Puntiamo a vincere, non al pareggio»
«Qualche ministro si sbraccia in vista del voto: non è questa la loro mission»
ROMA — Onorevole Alfano, Bersani dice basta alle larghe intese, perché la politica torni protagonista alle prossime elezioni. Lei è d’accordo?
«Intanto, una premessa. Se pensiamo di ricominciare sui giornali e in tv con un’agenda tutta di Palazzo, con un chiacchiericcio fatto di battute e di controbattute, allora vuol dire che siamo dei marziani che non comprendono il clima che c’è nel Paese». Politica è sinonimo di chiacchiericcio? «No, e infatti per me il punto è innanzitutto quello dei contenuti: sta qui la nostra alternativa di fondo rispetto agli altri. Non giriamoci intorno. Nel Pd si è assistito al dibattito — ai miei occhi lunare — tra chi voleva una patrimoniale ordinaria e chi la voleva straordinaria. Capisce? Il loro focus è innanzitutto su come rimettere le mani nelle tasche degli italiani. Ecco perché, per me, già questi mesi e poi la campagna elettorale avranno un forte valore "bipolare", vorrei dire anche culturalmente». Ovvero? «Da un lato, c’è chi, come loro, ha in mente una tradizionale politica "tassa e spendi", con tasse alte e spesa alta. Dall’altro c’è chi, come noi, privilegia un’impostazione liberale di attacco a debito, di riduzione della spesa e delle tasse, e con un occhio sempre rivolto alla crescita e al rilancio dell’economia e del potere di spesa delle famiglie. È un’alternativa secca, che gli italiani comprenderanno bene».
Eppure nel Pdl si è discusso e litigato sulle larghe intese: le esclude per il futuro?
«Le rispondo con una domanda: ma lei immagina Silvio Berlusconi che guidi una campagna elettorale che punti al pareggio? Noi corriamo per vincere e governare. Io credo che gli elettori debbano avere chiara l’alternativa tra due modelli, senza trucco e senza inganno».
Chi è
In politica rale?
«Ma per il futuro abbiamo proposto un piano ambiziosissimo di abbattimento del debito pubblico, come premessa per una nuova politica economica, e come opportunità concreta per avviare da subito la riduzione della pressione fiscale. Per noi occorre ripartire da qui. Da questo attacco al debito da 400 miliardi, valorizzando e mettendo sul mercato quote di patrimonio pubblico, può iniziare un cammino di respiro fiscale per gli italiani. Via l’Imu sulla prima casa, attaccare Irap e costo del lavoro, restituire ossigeno a imprese, famiglie, lavoratori. Solo così possiamo rilanciare anche i consumi interni e quindi tornare a far girare l’economia».
Intanto Pd e Udc fanno prove di intesa. Vi sentite isolati?
«Non posso credere che Casini si adatterà alla
E la legge elettorale? Accordo fatto?
«Siamo determinati a realizzare la nuova legge elettorale. Insisto; va fatta in tempi stretti, smettendo di parlarne, perché la priorità va all’economia e al bilancio delle famiglie italiane. Ora ci siamo. Garantiamo che saranno superati gli aspetti più negativi della legge attuale, ma che sarà salvaguardato lo schema della democrazia competitiva e decidente, che consenta una scelta chiara e alternativa. Da qui non ci spostiamo».
Se sarà accordo sulla legge elettorale entro settembre, si vota a novembre?
«Non vedo alcun automatismo tra approvazione della legge elettorale ed eventuali elezioni anticipate. Non infiliamoci, anche in questo caso, in dispute figlie del tatticismo e degli interessi di fazione. Intanto facciamo la legge elettorale, poi usiamo al meglio il tempo che abbiamo per avviare una svolta economica e quindi andremo al voto tra sei mesi nella chiarezza e nella distinzione delle squadre e dei programmi».
Al voto il Pdl arriverà con un nome e volto nuovo?
«Questo lo vedremo in seguito. Di certo non ci distrarremo su questo, mentre esplodono le contraddizioni della sinistra su tutto, dalla giustizia al resto. Qualcuno ha giustamente scritto che esiste una specie di "legge dei vent’anni", nel senso