Corriere della Sera

«Prevarrà il voto utile, ma attenti agli outsider» Ghisleri: gli elettori sceglieran­no chi avrà più chance di governare

- Alessandro Trocino

ROMA — «Le prossime elezioni saranno all’insegna del voto utile». Locuzione ben nota agli elettori italiani e che — secondo Alessandra Ghisleri, responsabi­le di Euromedia Research e sondaggist­a di fiducia di Silvio Berlusconi — tornerà a dominare le cronache politiche. Perché voto utile? «Perché, se le indiscrezi­oni venissero confermate, e passasse nella nuova legge elettorale il premio di maggioranz­a al partito, gli elettori saranno portati a scegliere la formazione che è più vicina a raggiunger­e il primo posto e a ottenere il premio».

Pdl e Pd, in primis. Anche se non sono escluse sorprese.

«Secondo gli ultimi sondaggi il Pd è in testa con percentual­i tra il 24 e il 26, il Pdl è tra il 19 e il 21. Poi c’è Grillo tra il 12 e il 15 e l’Udc al 5-7». Scenario stabile? «Per nulla, è tutto molto confuso e l’incognita evidente sono le nuove formazioni. Oltre a Grillo, non è affatto escluso che vengano premiati outsider, formazioni che non sono ancora state testate politicame­nte».

Non è detto neanche che il partito vincente riesca a formare la coalizione di governo.

«Ma gli elettori saranno indotti a votare per i partiti che ritengono possano vincere il premio e formare un governo».

I partiti stanno pensando a formare liste più ampie, aggregazio­ni anche diverse tra Nord e Sud. Le liste locali saranno importanti?

«Certo, è necessario per tutti i partiti creare alleanze locali sul territorio, per ottenere il giusto radicament­o. Ma le geografie politiche sono tutte allo studio e non è facile capire. Non sappiamo per esempio che ruolo avrà la Lega nel centrodest­ra e che cosa farà l’Udc. Gli scenari sono ancora tutti in movimento».

Sappiamo però che spira un vento da tregenda per la politica.

«La gente è spaesata e non vede chiarezza. Più è complesso e confuso il quadro, più viene premiato il voto di protesta. Tra l’altro siamo in un momento particolar­e, con un commissari­o al governo e un accaniment­o nelle tasse. E nei sondaggi, per ora, c’è un forte dato di astensioni­smo». Disinteres­se o protesta? «La gente è molto severa nel giudizio verso i politici. Vede le bollette che aumentano. Apprezza solo i gesti concreti. Prenda a Parma, dove ha vinto l’unico schieramen­to che sosteneva una politica alternativ­a e che diceva no al termovalor­izzatore. Pizzarotti ha vinto anche per quello. Perché non bastano più soltanto gli slogan e i claim».

Spesso in passato si è vinto su quelli. Si faceva a gara tra chi faceva più promesse.

«Ecco, ora non basterà più annunciare: meno tasse per tutti. Bisognerà spiegare come e perché, raccontare i meccanismi politici che renderanno possibile il raggiungim­ento di un obiettivo. La gente non si fa più abbindolar­e da facili promesse».

Dopo le facili promesse degli ultimi anni, è arrivata la crisi e sono arrivati i tecnici.

«I tecnici hanno rivoluzion­ato il quadro politico, anche se ora si sono bloccati sulla crescita».

La vicinanza o meno a Monti è un fattore elettorale positivo o negativo?

«Monti ha dalla sua il rigore e la capacità di avere imposto una li- nea dura. Ma ottiene la fiducia che si dà al medico che deve curare il malato. Di uno come lui non diventi amico, non ti dà empatia. Lo vivi come un male necessario. E fin quando i cittadini si troveranno bollette aumentate e tasse, resterà un male. Quindi, elettoralm­ente, resta un fattore più negativo che positivo».

I leader dei partiti sembrano deboli, non si vedono grandi personalit­à.

«Per ora non sono usciti allo scoperto, non hanno giocato le loro carte, bisogna aspettare. Ma, certo, questa volta non c’è un salvatore della patria. Si naviga a vista».

E Berlusconi? È ancora fondamenta­le per il Pdl o la sua stella si è appannata?

«Il fattore Berlusconi c’è sempre. Perché ha una forte dose di empatia, ha molti sostenitor­i personali e raggruppa intorno a sé il maggior numero di elettori, che definirei quasi tifosi. Anche tra gli interisti. Certo, non è come nel passato. È cambiato il mondo e la battaglia è più complessa. Serve uno schieramen­to con uomini che abbiano idee. L’elettore non perdona più».

La selezione del personale politico ha provocato qualche contraccol­po al Pdl. Nicole Minetti è l’esempio più eclatante.

«L’avvento dei professori ha messo al centro la competenza, il curriculum vitae. Paradossal­mente il conflitto d’interessi è un punto di forza».

State facendo sondaggi anche sulle singole personalit­à?

«Certo, quelli si fanno sempre. Servono persone che abbiano capacità di guardare oltre. Non è facile. Questo Paese ha bisogno di essere illuminato».

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