Se la Lega attacca Meneghin simbolo della «razza Piave»
A lano di Piave, il paese dove è nato 62 anni fa, si trova in provincia di Belluno. Le squadre in cui ha giocato, e vinto parecchio, sono Varese e Milano (con Cantù la cosidetta Lega Lombarda dei canestri) e Trieste. È la summa del leghista doc, insomma. Eppure Dino Meneghin, totem del basket italiano e non solo, secondo la Padania sarebbe stato a capo di un complotto romano per escludere Treviso dal basket che conta. La storia è semplice: 18 mesi fa la famiglia Benetton ha annunciato che a fine stagione avrebbe chiuso il proprio impegno nella pallacanestro, mettendo in vendita una squadra che in 30 anni sotto i Colori Uniti ha conquistato 5 scudetti più 14 coppe assortite. Compaiono imprenditori che si dicono «interessati» e che poi, sul più bello, interessati non lo sono più. Fino a quando, 2 giorni prima del termine delle iscrizioni al campionato, arriva il pasticcio, le quote societarie non passano dalla vecchia società all’altra, i diritti sportivi neppure, e la Federbasket deve prendere una decisione. Applica i regolamenti ed esclude Treviso dal campionato, per evitare pericolosi precedenti. «Una scelta dolorosa, ma l’unica scelta possibile» chioserà Meneghin, che della Federbasket è presidente. In Veneto, dove prima o poi si voterà, l’occasione è d’oro per risvegliare l’orgoglio padano e rispolverare il «Roma ladrona» di leghista memoria. «Rido per non piangere, la decisione non è stata mia ma di un consiglio federale che ha preso una decisione unanime. E in consiglio ci sono lombardi, piemontesi, siciliani...». E un presidente nato in provincia di Belluno. Lo chiamavano Razza Piave, ora si becca del romano complottista. Dura la vita dei totem.