D’ambrosio: i pm di Palermo hanno fatto il loro dovere
ROMA — Il senatore Gerardo D’Ambrosio (Pd) — ex procuratore capo di Milano che negli anni bui della Repubblica indagò anche sulla strage di Piazza Fontana — è convinto che nella disputa tra il Quirinale e i pm di Palermo sulle intercettazioni indirette in cui è rimasta impigliata la voce del capo dello Stato abbiano ragione i magistrati: «Hanno solo fatto il loro dovere perché non c’è nessuna norma che impediva loro di trascrivere quelle telefonate. Anzi, avevano il dovere di farlo perché quelle conversazioni, sebbene siano penalmente ininfluenti per l’accusa, potrebbero tornare utili per gli indagati. Ecco, se fosse capitata a me una situazione del genere quando ero a Milano, mi sarei comportato allo stesso modo». Dunque, conclude D’Ambrosio, davanti a un vuoto legislativo il Quirinale si è «giustamente rivolto alla Corte costituzionale».
Non ritiene che questa vicenda diventi il terreno preferito per l’antipolitica, magari per «linguaggi e pulsioni di destra» come li ha definiti il direttore di «Repubblica», Ezio Mauro?
«Io credo che il popolo italiano sia abbastanza intelligente per capire che l’antipolitica non può portare che verso uno Stato autoritario. Ci siamo già passati una volta e credo che non suc- cederà più. Anche se va detto che l’antipolitica cesserà soltanto quando la politica riguadagnerà credibilità agli occhi dei cittadini».
È di destra il «populismo giuridico» evocato da Luciano Violante?
«Il populismo c’è, tutti urlano... Io sono anziano e so cosa è stata la dittatura, cosa ci è voluto per conquistare la democrazia e cosa ci è voluto, negli anni bui dell’eversione e del terrorismo brigatista, per mantenere la democrazia. Quindi chi oggi issa il vessillo dell’antipolitica si metta fare politica per conto suo e faccia delle proposte».
Di Pietro però una rappresentanza parlamentare già ce l’ha.
«Di Pietro è in competizione con Grillo. Le elezioni sono vicine, i toni esagerati servono a togliere voti a Grillo. Ed è un bene tutto quel che si toglie a Grillo».
Tra i suoi ex colleghi magistrati c’è chi sente queste sirene?
«Alcuni sbagliano perché abusano del potere di cattura: la custodia cautelare andrebbe utilizzata con più prudenza e per minor tempo. Ma per fortuna si tratta di una esigua minoranza perché la maggioranza dei magistrati lavora seriamente e in silenzio».