Gli esercizi dei delegati per farsi piacere Romney
TAMPA — «Ecco alcuni consigli utili per far finta che vi piaccia Mitt Romney. 1. Pronunciate il nome "Mitt Romney" e cercate di visualizzare qualcuno che amate, un parente o il vostro conduttore conservatore preferito in tv. 2. Partecipate ai seminari che si terranno al Tampa Marriott per imparare a fare falsi sorrisi smaglianti (ci saranno rinfreschi e anfetamine). 3. Se ogni volta che sentite nominare Mitt Romney vi viene da piangere, piangete». Sembrano suggerimenti sensati; vengono da Andy Borowitz, umorista-blogger del New Yorker; andrebbero probabilmente stampati e lasciati nelle stanze d’albergo dei delegati repubblicani, accanto alla regolare Bibbia. Perché a Tampa-Saint Petersburg non serpeggia l’entusiasmo. Arrivano i primi delegati, paiono meno agguerriti di quattro anni fa a Saint Paul, quan- do la scelta di Sarah Palin aveva galvanizzato la base. Allora le speranze di vincere erano scarse; ma la sensazione di poter costruire un forte partito (o un forte Tea Party, come si è visto in seguito) ultraconservatore con una forte identità religioso-integralista-liberista era generale e condivisa. Adesso, i delegati in comitiva all’aeroporto e in fila al check-in degli alberghi hanno un’aria mesta, in genere da brave persone bianche provenienti da stati di cui gli stranieri ignorano o confondono i nomi; e — per il momento — non hanno la baldanza da protagonisti dell’ultima volta. Hanno un candidato con molte più chances del predecessore John McCain; ma non lo sentono come uno dei loro. Perché è mormone e loro sono in maggioranza protestanti o cattolici diffidenti verso la religione dello Utah; perché ora si definisce «severamente conservatore», ma un tempo su aborto e welfare era parecchio aperto. Ma soprattutto: perché il medio dele- gato, più maschio che femmina, più vecchio che giovane, è in genere un piccolissimo imprenditore, un professionista di provincia, un politico locale con guai locali reali; e in questa convention, più delle altre volte, più che mai, sarà carne da cannone per le telecamere (che saranno meno delle altre volte, meno che mai) senza grandi possibilità di farsi sentire e di esprimere il suo punto di vista (i vertici sono terrorizzati dagli effetti degli eccessi antiabortisti, i fans di Ron Paul sono stati neutralizzati). Perché i veri re di Tampa non saranno i signori e le signore con i cartelli e i cappelli buffi; ma i «megadonors», i megafinanziatori miliardari che stanno spendendo centinaia di milioni per sconfiggere Barack Obama, e che, dicono i critici esterni ma a volte anche interni «si sono comprati il partito repubblicano». E che arriveranno, e saranno occupatissimi, tra incontri riservati e cene riservatissime per raccogliere fondi, in una specie di convention parallela e più importante (il culmine politico-mondano sarà giovedì sera: una festa dei petrolieri fratelli Koch, grandi foraggiatori dei Tea Parties e della campagna elettorale, per onorare i fratelli Koch; e forse un po’ anche Romney, più popolare lì che tra i delegati).