Corriere della Sera

più di dieci anni, le aggression­i al vetriolo sono state oltre 2.400. Le vittime sono soprattutt­o ragazze ma anche bambini

- di ETTORE MO

DACCA (Bangladesh) — Neanche un mese e la sua amorevole zia aveva già pensato di lubrificar­lo con qualche goccia di acido solforico e rispedirlo in paradiso. Motivo? La gelosia che la donna nutriva nei confronti della sorella (o cognata) per aver messo al mondo un maschietto, mentre a lei era toccata in sorte soltanto una bambina.

Cose che avvenivano e tuttora avvengono nel Bangladesh, uno dei più popolosi Paesi asiatici (140 milioni di abitanti), dove fin dalla più tenera età la condizione delle donne sembra essere tra le più ardue del mondo: condizione che non si esaurisce nel tumultuoso e affollato «girone» delle prostitute, indagato nel precedente reportage, ma riguarda tutti gli aspetti del vivere quotidiano.

Delitti e regolament­i di conti in questa remota contrada, chiusa fra India e Birmania e affacciata sul Golfo del Bengala, sono per lo più provocati da promesse di matrimonio non mantenute o da dispute su case, terreni e interessi economici di vario genere. Una specie di guerra locale, in cui si fa ricorso ad un’arma estremamen­te silenziosa ma letale: l’acido, appunto.

Che costa poco ed è abbondante: esso viene infatti usato ogni giorno per la produzione e lavorazion­e dei gioielli mentre fa inorridire il fatto che lo si sfrutti anche per deturpare il volto di tante donne. Secondo i dati dell’Acid Survivors Foundation, nell’ultimo decennio sarebbero state almeno 450 all’anno le vittime del disgustoso veleno spruzzato in faccia al gentil sesso. Tra queste la signorina Fozila, che anni or sono subì l’aggression­e dell’ex fidanzato respinto e ne uscì col volto devastato: «Per cui da allora — ha ammesso senza rimpianti — non ho più osato guardarmi allo specchio».

Prima di intraprend­ere il nuovo pellegrina­ggio nei «distretti — urbani e rurali — del vizio» sono investito dalla parole di una ragazzina che, mettendo a rischio l’integrità della laringe mi grida: «Ho cominciato a prostituir­mi a 11 anni e adesso ne ho 17. Tutta colpa di quella zoccola di mia mamma, che non ho mai perdonato, anche se adesso ha smesso di battere. Per me, ormai, non c’è più scampo. Finirò i miei giorni qui dentro. Ma fin che campo, i clienti li voglio giovani». E bocca di rosa si spiega meglio, aggiungend­o, senza perfidia: «Per gli anziani come te non c’è posto nel mio letto».

 ?? foto Luigi Baldelli) ?? Il marchio Qui accanto, due ritratti di Nargis ( sopra), 35 anni, e di Bilkis, 13, che portano sulla pelle i segni di attacchi con l’acido solforico. Le aggression­i al vetriolo in Bangladesh sono ogni anno oltre 400. Riguardano donne di ogni età, ma ad...
foto Luigi Baldelli) Il marchio Qui accanto, due ritratti di Nargis ( sopra), 35 anni, e di Bilkis, 13, che portano sulla pelle i segni di attacchi con l’acido solforico. Le aggression­i al vetriolo in Bangladesh sono ogni anno oltre 400. Riguardano donne di ogni età, ma ad...
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