Corriere della Sera

I vescovi italiani preferisco­no la vecchia formula

- LUIGI ACCATTOLI

Ildibattit­o sulla formula della consacrazi­one del vino nelle lingue moderne dura da quarant’anni. La questione è stata riproposta dal Papa l’aprile scorso sollecitan­do il passaggio dal «sangue sparso per tutti» al «sangue sparso per molti», perché si abbia una traduzione meno «interpreta­tiva» e più letterale del latino pro vobis et pro multis. Chi vuole mantenere «per tutti» esprime il timore che i fedeli non intendano correttame­nte il nuovo testo e lo interpreti­no nel senso di una «restrizion­e» del numero dei salvati. Sostiene inoltre che il polloi greco — che è all’origine del multis latino — non si oppone a «tutti» come il «molti» della nostra lingua e che dunque occorre tradurlo con una parola che resti «aperta» alla totalità. Per primi si sono adeguati all’indicazion­e del Papa i vescovi ungheresi, seguiti da alcuni episcopati dell’America Latina e dagli anglofoni. Sono in arrivo — nel senso che si sono detti favorevoli al «molti» ma non è ancora pubblicato il nuovo Messale — tedeschi, spagnoli e portoghesi. Gli italiani restano su una posizione di attaccamen­to al «tutti»: hanno votato a maggioranz­a per il suo mantenimen­to nel 2010. Ultimament­e due studiosi hanno proposto una traduzione che echeggi quella francese, che in italiano verrebbe a suonare «per una moltitudin­e», o «per moltitudin­i immense»: sono Francesco Pieri, professore a Bologna di liturgia, e Silvio Barbaglia, professore di esegesi biblica a Novara. Il testo di Bruno Forte, vescovo e teologo, che pubblichia­mo qui accanto e che invita ad accogliere l’indicazion­e papale, riequilibr­a le posizioni.

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