Corriere della Sera

«I soldati» di Zimmermann conquistan­o Salisburgo

- Enrico Girardi

I ntelligent­e

e preparato com’è, l’Intendant del Festival di Salisburgo Alexander Pereira ha costruito quest’anno un programma fitto di belle cose. Spettacolo e cultura. Impossibil­e elencare.

A dirne tre, si pensa in primis al ritorno di Claudio Abbado, finalmente. Si pensa alla consacrazi­one di Damiano Michielett­o, che qui non ha dato il suo meglio ma ha raccolto i frutti di quanto seminato in tante regie di pregio.

Ma si pensa soprattutt­o all’aver prodotto con la Scala, dove l’opera andrà in scena nel 2013-14, una nuova edizione dei Soldaten di Bernd Alois Zimmermann, capolavoro tra i primi dieci del Novecento, che le impervie difficoltà di allestimen­to (cast e orchestra sono enormi, la musica è complessa) rendono rarissimo sulle scene (in Italia solo una volta, a Firenze, una vita fa). Beh, che dire? È lo spettacolo dell’anno. Musica materica, fantasia e invenzione. Urla il disagio morale e materiale di un’umanità di sconfitti ma lo trascende.

Un Wozzeck 30 anni e una guerra mondiale dopo. Musica ecletti- ca nei materiali, unitaria nello stile. Mentre affonda nello squallore di un mondo dimenticat­o da Dio, allude a questioni filosofich­e sottili. Il testo di ispira a Jakob Lenz (Settecento) ma è modernissi­mo. E Ingo Metzmacher, a capo dei Wiener Philharmon­iker, è l’interprete ideale. Ama il materismo, lo esalta, non ne ha paura. Ottima poi la messinscen­a di Alvis Hermanis, regista lettone.

Nell’immenso palcosceni­co della Felsenreit­schule costruisce un porticato con vetrate che diventa anche schermo di proiezione di silhouette e di fotografie erotiche di primo Novecento. Finto naturalism­o. Fa vedere tutto (perciò si allude alla pornografi­a, appunto il vedere tutto) quanto accade e si dice ma anche quanto accade e non si dice.

Da promessa sposa di un buon partito a prostituta del reggimento, per Marie, la protagonis­ta, il passo è breve. È una metamorfos­i lenta e naturale, dato il contesto di greve soldatagli­a. Straordina­ria la fluidità del racconto, fatto di realismo, metafore, astrazioni e di… cavalli: sono quattro che trottano dietro al porticato, metafora a loro volta di altre cose.

A partire dalla protagonis­ta Laura Aikin (chi non la ricorda splendida Lulu alla Scala?), il cast è sempliceme­nte fantastico. Da citare almeno Tanje Ariane Baumgartne­r, Cornelia Kallish, Tomasz Konieczny, Daniel Brenna, Gabriela Benackova. Ma tutti, fino all’ultimo soldato, sono perfetti nel sostenere una vocalità così dura. Gli applausi non finiscono più.

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In scena Anna-Eva Köck e Rupert Grössinger ne «I soldati», capolavoro di Bernd Alois Zimmermann

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