Corriere della Sera

Paure, illusioni e la fabbrica Vita da ragazze d’«acciaio»

Il regista Mordini: è un diario sull’età di passaggio

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ROMA — È l’acciaio che non fa male, è una storia di formazione di due ragazze. Ed è uno sguardo sull’Italia di oggi, «le insicurezz­e, i sogni difficili da raggiunger­e, l’autoconfin­amento della provincia, come se il mondo fosse solo lì», dice il regista Stefano Mordini, al suo secondo lungometra­ggio dopo tanti documentar­i. È diventato un film Acciaio, il primo romanzo di Silvia Avallone, 28 anni, di Biella; è il bestseller di Rizzoli che in Italia ha venduto 500 mila copie, tradotto in 18 lingue. Il 3 settembre si vedrà alla Mostra di Venezia, all’interno dell’«isolotto autonomo» delle Giornate degli Autori.

«Rispetto al libro non c’è più solo lo sguardo delle due ragazzine, Anna e Francesca, ma è stato ampliato quello di Alessio, il fratello di Anna, l’operaio dell’acciaieria Lucchini». La periferia operaia, così estranea al cinema italiano che non ha il suo Ken Loach di cui fregiarsi, è protagonis­ta della cronaca con la vicenda dell’Ilva, l’altro polo siderurgic­o, antico orgoglio e odierno spaesament­o. Avallone: «La realtà di Piombino è diversa da Taranto, perché la città e la fabbrica per quanto abbiano un rapporto contraddit­torio e mai limpido vivono nella simbiosi. La storia di Piombino è la storia della fabbrica Lucchini. A Taranto è tutto più tragico». Mordini: «Questo Paese arriva sempre tardi, si spera in una soluzione che possa mettere insieme una serie di necessità, il lavoro e la salute. Gli stessi che difendono il posto sono gli stessi che hanno paura di ammalarsi. A loro è stato chiesto di rispettare gli orari, al resto pensiamo noi, hanno detto i proprietar­i. Nessuno ha pensato al resto».

Acciaio però racconta lo sguardo di due ragazze sul mondo. Le protagonis­te, Anna Bellezza e Matilde Giannini, 17 anni entrambe, vivono a Piombino e sono al primo film. Alessio è Michele Riondino mentre Elena, il sogno della sua vita, ha studiato e in fabbrica ha fatto carriera, è Vittoria Puccini. Mordini scherzando dice che Silvia Avallone sul set è stata una stalker. «Ma sì — dice lei — ho seguito tutta l’evoluzione, le fasi più belle sono state quando ho accompagna­to il regista nei luoghi del romanzo, che sono quelli dove ho vissuto. Sono cresciuta andando in spiaggia con ragazzi di qualche anno più grandi. Lavoravano in acciaieria, il loro racconto della fabbrica mi ha sempre lavorato dentro. È quello di cui volevo parlare». Piombino si spaccò in due: «Nei bar e per le strade si discuteva del romanzo, in molti non si sono riconosciu­ti e l’hanno rifiutato, la città si è interrogat­a su se stessa, di quando la sua identità principale e cioè la fabbrica fosse diventata mostro e fonte di vita». L’azione è spostata dal 2001 al 2011: «Non è più l’epoca in cui, malgrado la sconfitta del- Silvia Avallone, biellese, classe 1984, con (Rizzoli) ha vinto il premio Campiello 2010. Nella foto grande Anna Bellezza e Matilde Giannini, 17 anni entrambe: sono le protagonis­te del film, nei ruoli rispettiva­mente di Francesca e Anna

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