«Io inseguito dai transfughi. Ma dirò di no»
Storace: «Quante bugie hanno raccontato a Berlusconi»
ROMA — Onorevole Francesco Storace, sono stati giorni tragici.
«Guardi, una delle principali ragioni della mia amarezza è quella di non esser riuscito ad aiutare la Polverini a far capire quanto surreale fosse la situazione».
Surreale, scusi, sono state le feste in maschera con le ancelle che versavano champagne, i consiglieri che compravano Suv con i nostri soldi e...
«No, no, aspetti: vorrei ricordare che il presidente della Regione non ha il compito di controllare i bilanci dei gruppi. Controlla le Usl, che sono una roba enorme, controlla altro... e poi, scusi: se un giudice, che avrà avuto le sue buone ragioni, ci è venuto a dire che Rutelli non aveva responsabilità nei confronti di Lusi, perché mai la Polverini dovrebbe essere responsabile delle follie di Fiorito?».
Veramente la Polverini va in giro dicendo di aver sempre saputo cose tremende: e se, davvero, è così, forse avrebbe fatto meglio a denunciare tutto alla Procura.
«Mah... Era una battuta, colpa della tensione. E poi non ha parlato di cose gravi penalmente. Ha solo lasciato intendere che se nel centrodestra, alla Regione, qualcuno ha privatamente il vizietto delle ostriche, in passato nel centrosinistra qualcuno ha avuto lo stesso viziet- to... che poi non era, come sappiamo, l’unico vizietto».
Lei ha sempre difeso la Polverini, va bene: ma come spiega che, appena tre giorni prima di dimettersi con un discorso livido, sprezzante, la presidente era ancora lì, alla Regione, raggiante, entusiasta, e ringraziava «tutto il bellissimo Consiglio»? Scherzava?
«Non scherzava. Pensavamo di trovar- ci tra persone serie: in soli cinque giorni eravamo infatti riusciti ad approvare tagli per 22 milioni. Poi però la sclerosi della politica ha portato l’opposizione, che aveva approvato tutto con noi della maggioranza, a dimettersi... un’opposizione che in Puglia ed Emilia non s’accorge dei guai di Vendola ed Errani, e in Lombardia tace, per giustificare Penati».
A far dimettere la Polverini, comunque, non è stata l’opposizione, ma l’Udc.
«Eh... Fino al giorno prima, c’era Casini che sfotteva il Pd. Chiedeva: dove eravate? Poi quelli del Pd si sono dimessi, è scesa in pista la Chiesa, Confindustria s’è schierata, e allora il prode Casini c’è cascato con tutte le scarpe. È andato al Tg3 e, per staccare la spina, s’è messo a straparlare di cupole, proprio lui che in Sicilia candidò Totò Cuffaro, e parlo, sia chiaro, con il rispetto che porto a Cuffaro per la dignità dimostrata».
Berlusconi dice che siete tutti coinvolti. «Tutti chi?». Tutti. «Vede, a Berlusconi hanno raccontato un bel po’ di balle. Perché, come sappiamo, il caos è esploso per lotte interne al gruppo del Pdl. Se m’avesse telefonato, gli avrei spiegato un po’ di verità e descritto la faccia che fecero i suoi quando noi de La Destra presentammo un progetto per dimezzare gli stipendi ai consiglieri... Però a Berlusconi e ad Alfano voglio dire che sarà leale: e non ricandiderò i loro transfughi, che mi stanno telefonando...».
Batman?
«Nooo... macchè! Batman, tra l’altro, è ancora del Pdl...». Come sarebbe? «Eh... ora le faccio vedere... perché io resto un bravo giornalista... ecco qui: apriamo il sito della Regione e... oplà! Franco Fiorito risulta ancora nel gruppo del Pdl. E il sito è aggiornato: perché c’è la Colosimo capogruppo». Chiara Colosimo, l’ex cubista. «Lasciamo stare». Poco fa, un’agenzia annunciava che lei, Storace, avrebbe intenzione di lasciare la politica: una trovata mediatica banale, non trova?
«Non è una trovata: ne parlerò domenica, a Catania, al comitato centrale del partito. Voglio valutare una serie di cose insieme ai militanti».
Sta pensando di tornare insieme agli ex camerati di An, qualora lasciassero il Pdl?
«Ah, perché sono ancora camerati? E poi quella parola, guardi, ha un fortissimo valore simbolico e la uso solo per i nostri caduti: certo non la userei mai per un soggetto politico...».
Bertolaso, Todini, Meloni: possibili candidati alla Regione per il centrodestra.
«Piano... Se pensano di venirmi a imporre qualcuno, sbagliano. Se vogliono battere la sinistra nel Lazio, prima devono armarsi di calcolatrice e poi devono venire a parlare con me».
( Il colloquio è durato un’ora: Storace non ha mai perso la calma. Mai, neppure per un istante).