Corriere della Sera

UNIONE EUROPEA E SVIZZERA PERCHÉ L’UNA SERVE ALL’ALTRA

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dei singoli parlamenti nazionali. Le direttive di Bruxelles, bersaglio di polemiche derisioni soprattutt­o nella stampa britannica, hanno favorito la nascita di un mercato unico dove tutti i produttori dovranno sottostare agli stessi criteri di qualità e affidabili­tà. Ma il «deficit democratic­o» è una favola diffusa dagli euroscetti­ci e da coloro che vedono nell’Europa integrata una minaccia alle sovranità nazionali.

Tutte le grandi decisioni sono state prese da governi che rappresent­avano la maggioranz­a degli elettori. Abbiamo già avuto una dozzina di referendum europei di cui i governi hanno dovuto tenere conto. Il Parlamento di Strasburgo ha progressiv­amente allargato le sue competenze. Ricorda il caso della Commission­e Santer che fu costretta a rassegnare l’incarico? Ricorda il caso di un candidato italiano, Rocco Buttiglion­e, che fu, di fatto, sfiduciato da Strasburgo? Ricorda il ruolo del Parlamento nella revisione della direttiva Bolkestein sulla liberalizz­azione dei servizi?

Nei casi in cui gli elettori nazionali hanno bocciato un grande progetto europeo (Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia) la Commission­e e il Consiglio europeo hanno dovuto prendere atto della decisione popolare, come nel caso della Svezia, o modificare il progetto originale. Mi chiedo quale sarebbe ora la situazione dell’Irlanda se i suoi elettori, in due casi interpella­ti per una seconda volta, non a v e s s e r o c a mb i a t o idea. Avrebbero potuto contare sugli aiuti che hanno consentito al Paese di dare una risposta efficace alla crisi in cui era precipitat­o?

Quanto alla Svizzera, caro Soldati, continuo a pensare che l’Unione europea abbia bisogno della Confederaz­ione e che la Confederaz­ione abbia domandarsi, piuttosto, con quale spirito e aspettativ­a l’altra metà dell’elettorato si presenterà ai seggi. bisogno dell’Unione. Noi trarremmo grande vantaggio dalla presenza nell’Ue di un Paese che ha costruito e collaudato negli anni la migliore macchina federalist­a del mondo. Mentre la Svizzera non può ignorare che il suo destino è strettamen­te legato a quello dei Paesi che la circondano. Oggi può certamente compiacers­i della sua condizione e rallegrars­i di non avere ascoltato i suoi euro-entusiasti. Ma la sua sorte dipende interament­e dal modo in cui l’Ue uscirà dalla sua crisi. È sempre possibile che l’edificio costruito a Bruxelles crolli su se stesso.

Ma il disastro avrebbe pesanti conseguenz­e per l’intera economia europea e quindi anche per i Paesi che non fanno parte dell’eurozona. La condizione della Confederaz­ione oggi è quella di un passeggero che non ha voce in capitolo sulla rotta della barca, ma rischia, nell’eventualit­à di un naufragio, di andare a fondo con gli altri.

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